Guida all'indice dei prezzi al consumo (CPI)
Dal paniere Istat alla formula dell’indice dei prezzi al consumo (consumer price index), scopri la correlazione con l’inflazione e quali sono gli indici in vigore.
5' di lettura
L’indice dei prezzi al consumo è lo strumento con cui l’Istat misura l’inflazione, cioè la crescita dei prezzi in Italia relativa a un determinato periodo. Si basa sul paniere Istat, ovvero l’insieme dei beni e servizi che vengono comprati dalle famiglie italiane.
In realtà l’indice dei prezzi al consumo, definito Consumer Price Index (CPI) in ambito internazionale, non è uno solo: in Italia ne vengono usati tre a livello ufficiale. Continua a leggere per scoprire di più sull’argomento.
In generale, l’indice dei prezzi al consumo è una misura statistica con cui si calcola la variazione dei prezzi dei beni che vengono scambiati all’interno di un paese. Si tratta di uno strumento molto importante, perché viene utilizzato dallo Stato in diversi modi: come parametro per stabilire altri valori, ma anche come termometro per tenere sotto controllo l’andamento dell’economia e il benessere dei cittadini. Allo stesso modo, risulta importante anche per questi ultimi, che possono utilizzarlo per regolarsi sugli acquisti e cercare di risparmiare sulla spesa.
Come menzionato in altri articoli, con l’inflazione si assiste a un aumento costante dei prezzi dei beni di consumo. Questo fattore può essere anche positivo, quando viene contenuto entro certi limiti (intorno al 2%). Quando questo numero aumenta, si parla di crescita dell’inflazione, mentre quando diminuisce restando comunque positivo, si parla di diminuzione dell’inflazione. Al contrario, se i prezzi diminuiscono e l’indice diventa negativo, ci ritroviamo in una situazione di deflazione. Quest’ultima può essere un bene per le tasche dei consumatori, ma può anche essere la spia di una recessione economica.
Ecco perché la formula dell’indice dei prezzi al consumo rappresenta un argomento delicato. In teoria, sarebbe facile pensare di poter fare una media dei prezzi di tutti i beni, ma in realtà non risulterebbe accurata. Bisogna infatti effettuare una distinzione tra i beni di necessità quotidiana, che vengono consumati da chiunque con regolarità, e quelli superflui o costosi, che hanno un peso minore. Pertanto, per calcolare il Consumer Price Index si fa una media ponderata, attribuendo un peso differente a ciascun bene.
Per calcolare gli indici dei prezzi non vengono presi in considerazione tutti i beni che vengono acquistati e venduti in una nazione, ma solo alcuni, che rappresentano comunque una cifra elevata. Ogni anno l’Istat aggiorna il suo paniere di riferimento, escludendo i beni che non vengono più consumati e aggiungendone di nuovi.
Come già accennato, attualmente in Italia esistono vari tipi di indice dei prezzi al consumo Istat. I modi in cui si può ottenere una differenza sono due: cambiare i beni nel paniere o modificare il peso che i beni hanno al suo interno. In questo senso, l’Istat li usa entrambi. Ti stai chiedendo perché esiste più di un consumer price index? Vediamo quali sono questi indici e a che servono.Il primo indice è il NIC, l'indice dei prezzi al consumo per l'intera collettività nazionale. È l’indice principale, quello che misura il livello generale dell’inflazione. L’Istat afferma che l’indice NIC “considera l’Italia come un’unica grande famiglia di consumatori, all’interno della quale le abitudini di spesa sono molto differenziate”. Questo indice, ad esempio, viene utilizzato dal Governo quando deve decidere quali politiche economiche mettere in atto.
L’indice FOI, indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati, è nato per tenere conto del fatto che i lavoratori dipendenti hanno un reddito e dei consumi diversi dagli altri. In questo indice, vengono considerati gli operai e gli impiegati, con l’esclusione dei lavoratori agricoli: il paniere Istat è sempre lo stesso, ma al suo interno si attribuisce un peso diverso e maggiore a determinati beni e servizi che vengono consumati di più da quelle categorie. A cosa serve il FOI? Questo strumento viene principalmente utilizzato per adeguare valori come gli affitti e assegni “di mantenimento” per il coniuge separato, oltre che per valutare il peso dell’inflazione sulle famiglie del ceto medio.
L’IPCA, indice dei prezzi al consumo armonizzato per i Paesi membri dell’Unione Europea, invece, è nato come misura standard dell’inflazione a livello comunitario, per verificare la convergenza tra i vari paesi europei. A differenza di NIC e FOI, che considerano lo stesso paniere ma differenti popolazioni, l’IPCA prende in considerazione un paniere diverso, anche se la popolazione è quella generale (la stessa del NIC). Dall’indice europeo sono per convenzione escluse lotterie, lotto e concorsi a pronostico.Inoltre, l’IPCA non tiene conto del prezzo pieno di vendita, come fanno gli altri due indici, ma del prezzo effettivamente pagato dal consumatore: ad esempio, nel caso dei medicinali viene considerata solo la quota a carico delle famiglie, e non il prezzo pieno del prodotto.
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Che cos’è l’indice dei prezzi al consumo
Calcolare inflazione e deflazione
Indice dei prezzi al consumo, una formula delicata
Paniere Istat: come si compone
I vari tipi di indice dei prezzi al consumo
Indice NIC
Indice FOI
L’indice IPCA
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