Tasso BCE, cosa succede quando gli interessi aumentano
Scopri cosa sono i tassi d’interesse, come funziona il tasso BCE, perché aumenta e quali possono essere le conseguenze.
13' di lettura
Il tasso BCE è il tasso d’interesse ufficiale che la Banca Centrale Europea applica alle banche private quando concede loro dei prestiti. Questo tasso influenza indirettamente gli interessi che poi le banche applicano tra di loro e ai clienti privati. Per questo, il tasso d’interesse della BCE è molto di più di una percentuale di guadagno sui prestiti: si tratta di una misura di politica monetaria che viene messa in campo per stimolare l’economia o regolare l’inflazione. L’aumento dei tassi BCE, come la loro diminuzione, ha delle conseguenze dirette anche sui privati, perché influisce sugli interessi dei mutui e prestiti. Continua a leggere per scoprire che cos’è il tasso d’interesse e come funziona il tasso BCE.
Cosa sono i tassi d’interesse? In generale, il tasso di interesse rappresenta il modo di calcolare il compenso spettante al soggetto che presta del denaro a un altro. Quando un intermediario (come una banca dotata di regolare licenza) si priva di una somma di denaro concedendo un prestito a una persona (o banca o altro istituto), deve essere ricompensato per la mancanza di disponibilità del denaro in un determinato periodo di tempo. Per questo motivo, più è lungo il periodo più sarà alta la somma dovuta.
Il tasso d’interesse si calcola in termini percentuali rispetto alla somma prestata, percentuale che a sua volta è parametrata a un lasso di tempo. Ad esempio, se il tasso è del 3% annuo, significa che il creditore che presta 100 € dopo un anno avrà diritto a 103 €. Se i periodi sono più lunghi, si può anche applicare l’interesse composto, che calcola gli interessi degli anni successivi anche sulle somme già maturate a titolo d’interesse. In definitiva, il tasso d’interesse è il costo del denaro.
In generale, se questo è il significato di tasso d’interesse, capirai bene che in teoria ogni singolo prestito può avere un tasso qualunque, dallo zero al 100%: basta che ci sia l’accordo tra il creditore e il debitore. In teoria, però, perché in pratica non è così: innanzitutto, i tassi di interesse non possono essere troppo alti, perché potrebbero sconfinare nel prestito a usura, che è un reato. Dall’altro lato, invece, il prestito a tasso zero non è vietato e neanche insolito, dato che viene spesso applicato nei prestiti concessi dagli intermediari per l’acquisto di beni.
Esistono quindi diversi tipi di tassi d’interesse, che sono collegati tra di loro.
Il tasso BCE sta alla sorgente di tutti gli altri e rappresenta il tasso principale. Detto anche tasso ufficiale di sconto, è il tasso d’interesse che la banca centrale di un paese, e nel caso dell’Eurozona la Banca Centrale Europea, applica ai prestiti che concede alle banche private. Gli istituti di credito, infatti, si scambiano di continuo liquidità tra loro, per fronteggiare esigenze diverse e ricevono prestiti dalla banca centrale.
Una conseguenza quasi naturale delle variazioni del tasso BCE è che vengono influenzati anche i tassi che le banche usano per prestarsi denaro a vicenda. Di conseguenza, essendo scambi tra privati, questi possono variare in modo significativo. Tuttavia, c’è un tasso che è ormai diventato un punto di riferimento importante: l’Euribor (Euro Inter Bank Offered Rate). L’Euribor si ottiene facendo la media tra i tassi applicati dalle principali banche europee per i prestiti interbancari. L’equivalente per il Regno Unito, che non fa più parte della UE e non ha mai fatto parte della zona euro, è il Libor (London Interbank Offered Rate). Euribor e Libor sono quindi il parametro utilizzato per applicare le variazioni degli interessi ai mutui a tasso variabile.
Quando parliamo di tasso d’interesse BCE intendiamo il saggio di sconto ufficiale e primario, deciso dalla Banca Centrale. In realtà, anche il tasso di riferimento BCE (da non confondere con il tasso di cambio BCE che attiene al valore dell’euro rispetto alle altre monete) non è uno solo: sono tre. C’è il tasso di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principale, quello sulle operazioni di rifinanziamento marginale e quello sui depositi presso la banca centrale.
Il tasso di rifinanziamento principale è il tasso che la BCE applica alle somme che presta agli istituti di credito in condizioni normali; il tasso sulle operazioni di rifinanziamento marginale si riferisce invece ai prestiti a brevissimo periodo, o prestiti overnight; il tasso sui depositi presso la banca centrale, dall’altro lato, è relativo alle somme che le banche private prestano alla BCE.
Questi tre tassi sono diversi tra loro, ma non indipendenti, in quanto di solito la BCE li alza o li abbassa contemporaneamente e nella stessa misura. Come si è visto, il tasso della Banca Centrale Europea è ben più che un tasso su prestiti tra i singoli. Le banche infatti lo utilizzano come riferimento principale quando devono decidere il saggio da applicare negli scambi tra loro e nei prestiti ai privati, o nei depositi dei privati presso gli istituti. Il modo in cui il tasso ufficiale influenza gli altri tassi è abbastanza semplice. Ad esempio, se il tasso è del 2% a una banca non converrà offrire un tasso minore dato che subirebbe una perdita, ma neanche troppo maggiore, altrimenti verrà battuta dalla concorrenza delle altre banche. Tutto viene quindi adattato alle situazioni macroeconomiche e al mercato in un determinato periodo di riferimento temporale.
Perché cambia il tasso BCE? Le banche centrali come la BCE usano le variazioni del tasso di sconto per dirigere e influenzare l’economia di un paese, cercando di stimolare la crescita e mantenere la stabilità. Il tasso d ’interesse è una delle due misure principali di politica monetaria (l’altra è la quantità di moneta in circolazione). Quando i tassi sono bassi i depositi non convengono, di conseguenza aumentano gli investimenti e il circolo economico si muove. Con i tassi alti si assiste invece a una diminuzione dei consumi e un aumento dei risparmi.
In questo periodo stiamo assistendo a un aumento dei tassi BCE: perché? C’è da preoccuparsi? Quali sono i vantaggi e gli svantaggi? Per molti anni i tassi di interesse, guidati dai tassi BCE in Europa e dai tassi della Federal Reserve in USA, sono stati bassissimi, quasi vicini allo zero. Questa situazione traeva origine dalla grande recessione economica seguita alla crisi dei mutui subprime negli Stati Uniti nel 2008: per un lungo periodo è stato poco conveniente tenere i soldi in banca, dati i tassi sui depositi che non erano neanche sufficienti a coprire le spese del conto. D’altra parte, anche l’inflazione è stata bassa e l'economia è cresciuta, soprattutto perché i tassi bassi sono sinonimo di investimenti produttivi delle imprese. Per questo, chi aveva gli strumenti giusti è riuscito a mettere da parte soldi rapidamente.Tuttavia, ad oggi la situazione sembra completamente capovolta: i tassi d’interesse sono alle stelle, i prezzi salgono e l’inflazione sembra non voler smettere di aumentare.
Questo balzo improvviso dell’inflazione è dovuto a numerose cause che hanno stravolto l’economia mondiale, a partire dalla ripresa post-pandemia. Dopo anni di negozi e attività chiuse, infatti, le riaperture hanno visto una crescita della domanda troppo rapida rispetto all’offerta circolante.
A ciò si sono aggiunti l’interruzione della supply chain industriale a livello globale e il continuo rialzo dei prezzi delle materie prime tra cui gas, elettricità e petrolio, causato a sua volta dalle controversie tra Russia e Ucraina. Di conseguenza, i prezzi in tutti i settori sono saliti in maniera vertiginosa, con una crescita generale che si attesta intorno all’8,5% (dato di febbraio 2023 estrapolato nell’area UE). Per mantenere la stabilità economica e cercare di attenuare questa corsa al rialzo, quindi, le Banche Centrali hanno dovuto attuare manovre economiche che sono state particolarmente discusse negli ultimi tempi: il rialzo dei tassi d’interesse.
Negli ultimi mesi, dopo la ripresa post pandemia, ma anche a causa delle difficoltà nella catena di approvvigionamento (supply chain) del mercato globale, e soprattutto dopo l’invasione della Russia in Ucraina e la guerra, si è assistito a una ripresa dell’inflazione. I prezzi sono tornati a salire, in certi settori in maniera vertiginosa ma comunque in generale attorno al 8,5% (dato di febbraio 2023 nell’area UE). Questa situazione ha allarmato le banche centrali, che hanno alzato i tassi d’interesse per cercare di ridurre la circolazione del denaro e l’inflazione. L’attuale aumento dei prezzi ha delle cause straordinarie ed esogene, per questo i tassi alti potrebbero avere un effetto negativo sull’economia, senza influire positivamente sull’inflazione: andando a causare una situazione di possibile stagflazione.Inoltre, secondo la presidente della Banca Centrale Europea Christine Lagarde, le tensioni sono ancora forti, e di conseguenza la politica monetaria da attuare sarà perlopiù restrittiva, motivo per cui si è già giunti al sesto aumento di fila dei tassi BCE, nello specifico di un ulteriore +0,5%. Ecco perché, almeno in questo periodo storico, chi ha un mutuo potrebbe trovarsi in estrema difficoltà. Basti pensare che tra luglio 2022 e marzo 2023, l’aumento è stato del 3%, una percentuale che può incidere tantissimo su un prestito, come quello per una casa o per un auto. Dall’altro lato, troviamo l’IRS, o Interest Rate Swap, triplicato rispetto all’inizio del 2022, come anche l’Euribor, riferito ai mutui a tasso variabile, che sembra non voler smettere di crescere.
In una delle ultime riunioni della BCE, precisamente in data 14 Settembre, è stato annunciato un ulteriore aumento che ha portato i tassi sulle operazioni di rifinanziamento principali al 4,5%, quello sulle operazioni di rifinanziamento marginale al 4,75% e quello sui depositi al 4%.
Va sottolineato che si tratta dell’ultimo aumento fino ad oggi: le previsioni sul tasso BCE sono di ulteriore crescita, come ha dichiarato la stessa Banca nel comunicato di accompagnamento. “Il Consiglio direttivo ha compiuto progressi considerevoli nell’abbandono dell’orientamento accomodante della politica monetaria. Il Consiglio direttivo ha assunto questa decisione e prevede di aumentare ulteriormente i tassi di interesse per assicurare il ritorno tempestivo dell’inflazione all’obiettivo del 2% a medio termine”. Durante gli ultimi comunicati è stato anche specificato che, rispetto al 2008, le banche sono in una situazione migliore, sia perché non c’è una crisi di liquidità sia perché sono disponibili tutti gli strumenti per far diminuire l’inflazione.Secondo le previsioni, l’inflazione potrebbe raggiungere il 5,3% nel 2023, per poi scendere al 2,9% nel 2024 e al 2,1% nel 2025.
Allo stesso tempo, secondo quanto specificato dalla BCE, persistono forti pressioni di fondo sui prezzi, mentre l’inflazione al netto dei beni energetici e alimentari ha continuato ad aumentare nei mesi di febbraio.Per comprendere l’impatto della politica monetaria attuata, basta notare con quanta frequenza e di quanti punti base sono stati aumentati i tassi in meno di un anno. Ecco un elenco delle riunioni passate, dal luglio 2022 in poi, con rispettive variazioni dei tassi d’interesse:
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Questo articolo è stato redatto utilizzando informazioni estrapolate da fonti e siti ufficiali, cercando di spiegare il tutto in modo semplice mantenendo la massima accuratezza. Tuttavia, N26 non è un sito governativo e, di conseguenza, potrebbe non essere aggiornato in tempo reale su eventuali modifiche o avvenimenti legati alla politica monetaria. Ti invitiamo quindi a consultare sempre il sito della Banca Centrale Europea, fonte ufficiale di conoscenza del settore.
Tassi d’interesse: BCE e altri tipi
Come si calcola il tasso di interesse
Quanti tipi di tassi d’interesse ci sono
Tasso BCE
Euribor (e Libor)
Tasso d’interesse BCE
I tre tassi BCE
Come il tasso ufficiale influenza gli altri
Perché cambia il tasso BCE
Aumento tassi BCE: cosa succede
Cresce l’inflazione, si alzano i tassi
Tasso BCE: previsioni
- Decisioni di politica monetaria del 21 luglio 2022: “in linea con il forte impegno ad assolvere il suo mandato di preservare la stabilità dei prezzi, il Consiglio direttivo ha adottato ulteriori misure fondamentali per assicurare un ritorno dell’inflazione verso il suo obiettivo del 2% a medio termine”, aumentando i tassi d’interesse di 50 punti base (+0,5%);
- Decisioni di politica monetaria dell’8 settembre 2022: rialzo di 75 punti base (+0,75%) per “anticipare la transizione dal livello attualmente molto accomodante dei tassi di interesse di riferimento a livelli che assicureranno un ritorno tempestivo dell’inflazione all’obiettivo del 2%”;
- Decisioni di politica monetaria del 27 ottobre 2022: aumento dei tassi d’interesse di 75 punti base (+0,75%), compiendo “progressi considerevoli nell’abbandono dell’orientamento accomodante della politica monetaria”;
- Decisioni di politica monetaria del 15 dicembre 2022: aumento di 50 punti base (+0,5%), con la consapevolezza che “i tassi di interesse devono ancora aumentare in misura significativa a un ritmo costante per raggiungere livelli sufficientemente restrittivi da assicurare un ritorno tempestivo dell’inflazione all’obiettivo del 2%”;
- Decisioni di politica monetaria del 2 febbraio 2023: rialzo di 50 punti base (+0,5%), comunicando che si “intende già innalzare i tassi di interesse di altri 50 punti base nella prossima riunione di politica monetaria a marzo”;
- Decisioni di politica monetaria del 16 marzo 2023: come anticipato nella precedente riunione, c’è stato un alto rialzo di altri 50 punti base (+0,5%), affermando che “l’elevato livello di incertezza accresce l’importanza di un approccio fondato sui dati per le decisioni del Consiglio direttivo sui tassi di riferimento, che saranno determinate dalle sue valutazioni sulle prospettive di inflazione alla luce dei nuovi dati economici e finanziari.
- 4 Maggio 2023
- 15 Giugno 2023
- 27 Luglio 2023
- 14 Settembre 2023
- 26 Ottobre 2023
- 14 Dicembre 2023
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