Volatilità del mercato azionario, vista dal calo dei valori delle azioni.

La volatilità nei mercati finanziari: tutto quello che devi sapere

Che cos’è la volatilità nei mercati? Come si calcolano i rischi? Scopri tutte le risposte alle tue domande in questa semplice guida.

5' di lettura

Chi investe o sta iniziando a investire ha sicuramente sentito parlare di volatilità nei mercati finanziari. Si tratta di una variante che consente di identificare il livello di rischio di un determinato asset finanziario, come un titolo azionario, un fondo, un derivato o qualsiasi altro strumento su cui poter investire.

Nel settore del risk management, la volatilità gioca un ruolo fondamentale, in quanto consente di capire quale asset potrebbe essere quello più indicato per un determinato profilo di rischio, oltre a capire se vale davvero la pena investire in un titolo specifico. 

In questa guida ti spiegheremo in modo dettagliato il significato di volatilità, come funziona la volatilità di un titolo e quali sono gli indicatori più importanti. 

Volatilità: significato nei mercati finanziari

Nel mondo della finanza, come abbiamo già anticipato, con volatilità dei mercati si intende l’andamento dei prezzi in un determinato arco temporale. Nello specifico, si parla di alta volatilità quando le oscillazioni sono molto forti e si verificano in brevi periodi di tempo. Inoltre, possiamo dire che la volatilità non considera soltanto l’arco temporale e l’entità dell’oscillazione, ma viene considerato anche il tipo di investimento.

Nel mondo delle criptovalute, ad esempio, vedere un asset il cui prezzo aumenta del 5% per poi scendere del 10% nell’arco di 24 ore è del tutto “normale”, mentre nel mondo azionario un asset del genere sarebbe definito estremamente volatile.

Questo perché, per natura, ogni tipologia di investimento è caratterizzata da un certo livello di volatilità, che è generalmente basso nel mondo azionario o degli ETF, ed elevato in strumenti ad alto rischio come le criptovalute. 

Se volessimo dare una definizione specifica di volatilità, potremmo dire che questa rappresenta un “indicatore tra ampiezza e frequenza delle variazioni di prezzo rispetto al valore medio del periodo di riferimento”. In aggiunta, si può dire che un indicatore di volatilità aiuta a misurare l’incertezza rispetto al rendimento ottenibile

In sintesi, più è alta la volatilità, maggiore è il rischio, ma anche il guadagno che si può ottenere con alcune operazioni speculative mirate. 

Inoltre, va menzionata la presenza delle cosiddette aste di volatilità. Si tratta di una tipologia speciale di aste che viene aperta quando gli scambi vengono sospesi per mantenere il corretto funzionamento del mercato, con l’immissione, la modifica o la cancellazione delle proposte di negoziazione in un arco temporale specifico. 

In parole semplici, se le condizioni necessarie di mercato non vengono soddisfatte, viene aperta un’asta per definire il prezzo effettivo dell’asset, chiudendo o modificando tutti i relativi ordini aperti. 

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Indicatori di volatilità: come misurare la volatilità di un titolo

Una volta scoperta che cos’è la volatilità e qual è il suo significato, cerchiamo di capire come misurare la volatilità di un titolo usando degli indicatori. 

Gli indicatori di volatilità sono degli strumenti che consentono di stimare il rischio considerando la variazione di prezzo all’interno di un determinato arco temporale. 

In pratica, più il prezzo di un asset cambia più sarà elevata la sua volatilità, che può essere calcolata utilizzando una serie di dati, in modo da identificare un trend: un mercato ipercomprato o ipervenduto ad esempio, ovvero dei momenti in cui i prezzi sono troppo alti o troppo bassi rispetto al periodo di riferimento. 

Individuare un mercato ipercomprato o ipervenduto può aiutare a prevedere fasi di inversione o consolidamento, consentendo di entrare o uscire dalle proprie posizioni al momento giusto. 

Tra gli indicatori di volatilità più importanti e diffusi nel mondo della finanza possiamo sicuramente citare l’Average True Range (ATR), le Bande di Bollinger (BB) e i Canali di Keltner (KC). 

Average True Range (ATR)

L’ATR è un indicatore di volatilità che, basandosi sul calcolo della ‘true range’, ovvero misurando i movimenti di prezzo massimi e minimi, crea una media mobile semplificata. Se questa è alta, la volatilità sarà elevata, mentre se è bassa ci si trova in un mercato poco volatile.

Bande di Bollinger (BB)

Le Bande di Bollinger (BB) sono formate da una banda con 3 linee, che vengono tracciate in relazione al prezzo dell’asset. La linea centrale è di solito una media mobile semplice a 20 giorni, che serve da base per le bande superiori e inferiori. Queste misurano la volatilità di un titolo o un’altra tipologia di asset, e sono generalmente impostate a due deviazioni standard dalla media centrale. Ovviamente, l’utente può modificare il numero di deviazioni e l’arco temporale in base alle proprie esigenze.

Canali di Keltner (KC)

I Canali di Keltner (KC) sono delle bande che vengono posizionate attorno al prezzo, e consistono in un canale superiore e un canale inferiore. È presente anche una linea mediana, riferita al prezzo in un determinato arco temporale. In questo caso, si utilizzerà una media mobile semplice con canali superiori e inferiori posizionati a una certa distanza dal punto centrale, con questo distacco rappresentato in genere da un multiplo dell'ATR (Average True Range).

Indici di volatilità e riduzione del rischio del proprio portfolio

Utilizzare gli indici di volatilità può essere una soluzione utile per capire se l’acquisto di un asset può essere effettivamente rischioso o meno. In questo caso, il significato di volatilità assume una sfumatura diversa e al posto di “volatilità” viene utilizzato il termine “varianza”.

La varianza si indica col simbolo Var, differenziandosi dal VaR (Valute At Risk). Difatti, la Varianza indica la “differenza quadratica media tra rendimento e la sua media”, e viene generalmente apprezzata per la sua flessibilità rispetto ad altri indicatori.

Solitamente, si usa per acquistare singoli asset avendo un quadro chiaro del rischio correlato, con la possibilità di calcolare il rischio sistemico, ovvero la volatilità relativa a un intero portafoglio. A tal proposito, è utile sapere che una buona diversificazione può ridurre al minimo il rischio.

Tuttavia, va sottolineato il fatto che questa diversificazione dev’essere effettuata tenendo a mente la correlazione tra i vari asset. Se si crea un portafoglio solo con asset ad alto rischio, infatti, il rischio aumenterà esponenzialmente. 

Di conseguenza, bisogna creare un portfolio equilibrato se l’obiettivo è quello di minimizzare il livello di volatilità. 

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Domande frequenti

Cos'è la volatilità nei mercati finanziari?

Il significato di volatilità nei mercati finanziari è correlato alla frequenza e all’entità della variazione di prezzo di uno o più asset, che siano essi titoli, fondi di investimento, materie prime o asset moderni e rischiosi come le criptovalute. Nello specifico, la volatilità è un “indicatore tra ampiezza e frequenza delle variazioni di prezzo rispetto al valore medio del periodo di riferimento”.

Cosa misura la volatilità?

Quando si analizza la volatilità di uno o più asset, ad esempio all’interno di un portafoglio, si misura il livello di rischio. Avere un portfolio pieno di asset ad alta volatilità rappresenta ovviamente un rischio maggiore. Un portafoglio equilibrato, invece, con asset volatili e altri meno volatili, avrà un livello di rischio più basso.

Cosa vuol dire asta di volatilità?

L’asta di volatilità è una tipologia di asta particolare che viene aperta quando un asset non soddisfa le condizioni necessarie per il corretto funzionamento del mercato. Normalmente dura 2 minuti, con un eventuale intervallo di massimo 30 secondi che viene determinato in modo casuale. Queste aste hanno lo scopo di determinare il prezzo effettivo di un titolo, chiudendo i relativi ordini aperti in precedenza.

Di N26

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