Statue di persone in miniatura sopra delle monete.

Potere d’acquisto: che cos'è e come si calcola

Ti stai chiedendo come si calcola il potere d’acquisto e come mantenerlo stabile? Ecco tutto quello che c’è da sapere!

6' di lettura

Negli ultimi anni il potere d’acquisto, sia in Italia che negli altri Paesi, è sceso notevolmente a causa di numerosi fattori macroeconomici che si stanno verificando. Tuttavia, a volte non è chiaro il significato di potere d’acquisto e, soprattutto, risulta complicato calcolarlo con precisione.

In questa guida vedremo sia come si calcola, sia i motivi per cui inflazione e potere d’acquisto sono correlati tra loro, spiegandoti in maniera semplice le ragioni per cui il valore di una moneta può cambiare nel tempo.

Potere d’acquisto: significato e definizione

Per definizione, il potere d’acquisto rappresenta la quantità di beni e servizi che possono essere acquisiti con una determinata moneta. In parole più semplici, indica quante cose puoi comprare in un momento specifico con una determinata quantità di denaro, in base ai prezzi definiti dal mercato. 

Facendo un esempio pratico, se con un potere d’acquisto pari a 1 Marco poteva comprare un pacco di pasta da 1 kg a 0,30 € nel 2018, ma nel 2023 lo paga 0,90 €, il potere d’acquisto di Marco nel 2023 sarà pari a 0,3. 

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Come si calcola il potere d’acquisto

L’esempio di sopra non prende come riferimenti dati veritieri, ma serve solo per far comprendere il significato di potere d’acquisto. Se, infatti, volessimo effettuare un calcolo del potere d’acquisto di un Paese, dovremmo utilizzare la seguente formula:

PA(t) = 1Pt

In questo caso, PA(t) rappresenta il potere d’acquisto, mentre Pt rappresenta livello dei prezzi in un determinato arco temporale (ad esempio marzo 2023). Nello specifico, ci si riferisce al prezzo di un determinato bene o servizio in rapporto ad una determinata unità valutaria.

Di conseguenza, il valore del potere d’acquisto cambia a seconda della merce di riferimento. Ci si potrebbe riferire, ad esempio, ai beni alimentari, al prezzo dei servizi di trasporto pubblico, al costo dei servizi energetici o ai prezzi del carburante.

Se i prezzi salgono ma gli stipendi non vengono aumentati, allora il potere d’acquisto del singolo individuo si riduce.

Perché il potere di acquisto della moneta cambia e cosa comporta?

Come avrai potuto intuire, il potere di acquisto della moneta può cambiare a seconda di tantissime variabili. La semplice concorrenza tra compagnie che hanno il monopolio di un mercato specifico potrebbe influire sui prezzi di un determinato bene o servizio, e quindi sul potere d’acquisto relativo a quel settore.

Tuttavia, la variabile che ha più impatto sul potere d’acquisto è l’inflazione. Per definizione, l’inflazione rappresenta l’aumento generale, nonché prolungato, dei prezzi di mercato, con una conseguente diminuzione del potere d'acquisto della moneta.

Questo porta spesso ad un aumento degli stipendi e della disoccupazione, come anche della domanda, a cui segue solitamente un’espansione economica. 

Il tasso di inflazione si misura tramite l’IPC, o Indice dei Prezzi al Consumo, un indicatore che misura le variazioni di un determinato gruppo di prodotti e/o servizi in un determinato arco di tempo. Si misura in percentuale e, di conseguenza, se c’è un’inflazione al 5% significa che un bene che costava 10 € adesso costerà 10,50 €.  

I motivi che portano al cambio del potere d’acquisto possono essere svariati: guerre, scarsità dei beni e così via. Negli ultimi anni, ad esempio, i prezzi delle materie prime sono saliti esponenzialmente, aumentando di conseguenza il tasso di inflazione.

In altri casi, come in una fase di recessione, il potere d’acquisto diminuisce, ma segue poi una diminuzione dei prezzi che porta quindi alla deflazione. Il caso peggiore a cui potrebbe portare il cambiamento del potere d’acquisto, invece, è la stagflazione.

In queste fasi economiche i prezzi salgono, ma l’economia ristagna o va indietro, diminuendo di conseguenza il potere d’acquisto dell’intera popolazione. Si tratta di una delle fasi peggiori per banche centrali e politiche monetarie, in quanto è quasi impossibile uscirne

Rialzo dei tassi d’interesse: perché accade?

La perdita del potere d’acquisto e, quindi, un livello di inflazione molto elevato come quello attuale, può portare al rialzo dei tassi di interesse da parte delle banche centrali. Questa manovra viene attuata per regolare l’economia e ridurre la spesa generale, rallentando quindi il tasso di inflazione.

Perdendo potere d’acquisto, infatti, molti individui, aziende e società potrebbero cercare soluzioni di prestito per far fronte alle proprie spese. Se i prestiti fossero troppo accessibili, ci sarebbe una domanda ancora più alta e quindi una spesa maggiore, che porterebbe ad un ulteriore rialzo dei prezzi e, di conseguenza, ad un’impennata continua dell’inflazione.

Al contrario, rendendo i prestiti meno appetibili, il singolo individuo è indotto a risparmiare e a ridurre le spese, facendo quindi diminuire la domanda di beni e servizi. Un attenuarsi della domanda porterà ad un calo graduale dei prezzi, riportando il potere d’acquisto a livelli ragionevoli.

In fasi in cui il potere d’acquisto è molto alto, invece, le banche e gli istituti monetari promuovono l’attività economica, incitando attività ed imprenditori ad investire offrendo tassi d’interesse convenienti.

Nel ciclo storico dell’economia si è solitamente assistito a forti periodi di inflazione seguiti da espansioni economiche dovute al calo dei prezzi e all’aumento del potere d’acquisto. Inoltre, capita che singoli individui o piccoli imprenditori utilizzino i risparmi accumulati durante i momenti di crisi per realizzare un progetto o creare una nuova società.

Com’è cambiato il potere d’acquisto in Italia nel 2023

Secondo gli ultimi dati ISTAT, l'Istituto Nazionale di Statistica che censisce tutti i dati e le indagini economiche della popolazione italiana, attualmente c’è un alto grado di incertezza e di rischio al ribasso del potere d'acquisto medio

L’inflazione, infatti, come anche annunciato dagli ultimi comunicati sui tassi BCE, si preannuncia più lunga del previsto.

Dopo mesi di aumenti dell’inflazione in Italia è stata registrata una lieve variazione negativa, con un conseguente aumento dell’occupazione generale e un tasso di disoccupazione che rimane abbastanza stabile.

A febbraio, a differenza delle stime fatte in precedenza, l’inflazione al consumo è rallentata, e di conseguenza l’indice armonizzato dei prezzi al consumo (IPCA) tra Italia e area euro si è ridotto leggermente.

Come mantenere il potere d’acquisto

Per mantenere il proprio potere d’acquisto, oltre a cercare di mettere soldi da parte velocemente, è bene far fruttare il proprio denaro optando per soluzioni che possano difendere dall’inflazione e dalla svalutazione della moneta. 

C’è chi preferisce investire in stock o azioni di grandi aziende, e chi preferisce depositare il proprio denaro in banca in vista di interessi convenienti. C’è anche chi sceglie di creare un portfolio diversificato su vari mercati così da ridurre al minimo il rischio.

Altri, invece, decidono di contrastare gli effetti dell’inflazione e mantenere il potere d’acquisto tramite i buoni fruttiferi postali, le obbligazioni e i Titoli di Stato

Tuttavia, queste attività richiedono uno studio approfondito del funzionamento dell’economia e dei mercati. Inoltre, se non si conoscono i trucchi necessari per gestire al meglio il proprio denaro, è molto difficile che si trovino i fondi per fare un investimento proficuo.

In vista di ulteriori aumenti dei tassi di interesse per i prestiti, infatti, la soluzione ideale è quella di optare per un conto corrente semplice e intuitivo come N26.

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Con funzioni come Statistiche, inoltre, potrai monitorare le tue transazioni per categoria in automatico, controllando se hai speso più o meno del solito per la spesa, per il carburante o per i servizi di trasporto. 

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