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Shrinkflation: cos’è e come funziona

Sempre più spesso le aziende si avvalgono di una pratica poco trasparente chiamata shrinkflation. In altre parole, la quantità del prodotto diminuisce ma il suo prezzo rimane invariato.

5' di lettura

Al supermercato, alla stazione di servizio o nella bolletta dell’elettricità: ormai l’aumento dei prezzi dovuto all’inflazione è sotto gli occhi di tutti. Eppure, a volte, non ci accorgiamo per nulla del rincaro dei prodotti. Sempre più spesso, infatti, le aziende si avvalgono di una pratica poco trasparente nei confronti dei consumatori chiamata "shrinkflation": in altre parole, lasciano invariato il prezzo riducendo però la quantità di prodotto, che risulta così più costoso.

Ma come funziona esattamente la shrinkflation? È una tattica legale? E cosa puoi fare per difenderti da essa? Continua a leggere per scoprire le risposte a queste e molte altre domande.

Cos’è la shrinkflation?

Si dice che il termine "shrinkflation", risultato della crasi tra le parole inglesi "to shrink” (restringere) e "inflation” (inflazione), sia stato coniato nel 2009 dall’economista britannica Pippa Malmgren. Sostanzialmente si tratta di una tattica di rincaro occulto: la quantità di prodotto diminuisce, ma il suo prezzo rimane invariato. Oggi, il meccanismo della shrinkflation si osserva soprattutto nell’industria alimentare e delle bevande, nonostante articoli come carta igienica, crema per le mani e detersivo per i piatti non siano immuni da questo fenomeno.

Il concetto di shrinkflation può definire non solo il cambiamento della quantità di un prodotto, ma anche il peggioramento della sua qualità, frutto dell’utilizzo di ingredienti scadenti in luogo di materie prime pregiate. Un esempio? Quando nell’elenco degli ingredienti dei tuoi biscotti preferiti un ingrediente a basso costo come lo sciroppo di mais, ad esempio, va a sostituire lo zucchero di cocco.

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Shrinkflation e inflazione

Pur non essendo una novità, la shrinkflation interessa oggigiorno sempre più prodotti. Il fenomeno ha per effetto il ridotto potere d’acquisto dei consumatori e delle consumatrici. Attualmente, infatti, il tasso di inflazione in Italia è pari al 8,9% (dati aggiornati a settembre 2022). Inoltre, la guerra in Ucraina e la crisi energetica hanno fatto schizzare alle stelle i prezzi delle materie prime e dell’elettricità.

Questa situazione colpisce non solo i consumatori, ma anche le aziende che, per non subire perdite, sono costrette ad aumentare i prezzi. Tuttavia, è ovvio che un netto incremento dei prezzi al consumo risulti sgradito agli acquirenti che, soprattutto in periodi in cui in molti temono il fenomeno dell’iperinflazione, cercano di vivere risparmiando. Per evitare che questa fetta di clienti opti per altri marchi, le aziende hanno escogitato un altro meccanismo. Avrai già intuito che si tratta proprio della shrinkflation. Invece di dichiarare con trasparenza l’aumento dei prezzi, le aziende cercano di far ricadere sui consumatori questo rincaro adottando una pratica occulta. Spesso sono così abili a predisporre le confezioni che in un primo momento non ci accorgiamo di acquistare una minore quantità di prodotto allo stesso prezzo.

La shrinkflation in Italia

La shrinkflation interessa soprattutto gli alimenti confezionati: in questo caso è infatti facilissimo nascondere l’aumento dei prezzi con confezioni ingannevoli che suggeriscono la presenza di un contenuto maggiore di quello effettivo. In questo modo, il consumatore pensa di acquistare lo stesso prodotto di sempre, quando in realtà sta spendendo di più per una quantità inferiore.

Altroconsumo ha riportato una serie di esempi di shrinkflation, che mostrano come le aziende si servano di questa tattica per aumentare i prezzi in modo occulto:

● Le merendine Kinder Brioss sono passate da un peso di 280 grammi a confezione a 270 g, aumentando il prezzo da 2,60 € a 2,85 €. Si tratta di un rincaro del 13,7%.

●Il detersivo per i piatti Nelsen oggi non contiene più 1.000 ml, bensì solo 900 ml, e il prezzo della confezione ha subito un rincaro di 0,20 €. L’incremento del prezzo è pari al 23,5%.

●Il prezzo di una confezione di biscotti Krumiri Bistefani è rimasto invariato, ma la confezione si è alleggerita di 10 grammi. Si tratta di un rincaro del 3,4%.

Ma la shrinkflation è una pratica legale? In presenza di quali elementi si può parlare di inganno nei confronti dei consumatori? In questo senso, l’Antitrust ha avviato un’istruttoria per assicurare che le strategie impiegate dai produttori non costituiscano una pratica commerciale scorretta che possa andare a violare il Codice del Consumo.

La shrinkflation nel panorama internazionale

L’inganno frutto della shrinkflation non è un problema che riguarda solo l’Italia. In Gran Bretagna, ad esempio, Cadbury ha di recente rimpicciolito la sua tavoletta di cioccolato al latte del 10%. Negli Stati Uniti, da Domino’s con 7,99 $ ora non si comprano più 10 alette di pollo, bensì solo 8.

A volte, tuttavia, le aziende tirano troppo la corda della shrinkflation e quella che era una tattica occulta viene smascherata. È quanto successo nel 2014, quando Mondelez cercò di ridurre la percentuale di cioccolato del Toblerone del 25%. Gli spazi divenuti più grandi tra le punte del noto dolce non passarono però inosservati e numerosi acquirenti si lamentarono a tal punto che Mondelez fu infine costretta a ritornare sui suoi passi. Questo esempio dimostra che i consumatori non sono completamente inermi di fronte alla shrinkflation. Nel prossimo paragrafo ti illustriamo quali altre misure puoi adottare per difenderti da questo fenomeno.

Strategie per difendersi dalla shrinkflation

Non è sempre facile proteggersi dalla shrinkflation. Spesso, infatti, non ci si accorge dell’inganno a occhio nudo. Esistono però alcune semplici misure con cui smascherare le confezioni ingannevoli:

● Controlla con attenzione il contenuto della confezione e confronta alcuni prodotti simili a livello di rapporto qualità-prezzo. Suggerimento: utilizza come riferimento il prezzo base (ossia il prezzo al chilo/litro) riportato sui cartellini dei prezzi.

● Acquista meno alimenti confezionati. Questi ultimi, infatti, sono gli articoli maggiormente presi di mira dalla shrinkflation.

● Il fatto che un prodotto venga venduto con la dicitura "ricetta ancora più buona" è un campanello d’allarme: infatti, si tratta spesso di un escamotage per vendere una minore quantità allo stesso prezzo. In molti casi è difficile stabilire se e in che misura il prodotto in questione sia davvero migliore.

● Quando acquisti prodotti dalle quantità fisse (ad es. barretta di cioccolato, bevande ecc.), verifica che anche le nuove varianti presentino gli stessi valori quantitativi.

● Se scopri una confezione ingannevole al supermercato, puoi segnalarla alle associazioni di consumatori e alle autorità di competenza, che provvederanno a effettuare indagini più approfondite e potranno pubblicare il prodotto in questione sul proprio sito Internet.

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