Uomo che cattura le note che lavorano con una calcolatrice e un computer portatile.

Cos’è il Mental Accounting?

La maledizione della “contabilità mentale”.

6' di lettura

La gestione delle finanze personali è spesso un tema spinoso. Molte persone scelgono di adottare una sorta di sistema di risparmio approssimativo, basato su due conti correntibancari distinti. Può trattarsi di un “conto principale”, normalmente usato per prelevare contanti, per le spese quotidiane e altre necessità quali generi alimentari, ristoranti e vestiti, e di un altro conto, secondario, che serve come riserva per acquisti più importanti o emergenze varie, per esempio nel caso in cui il telefono si rompa e necessiti di riparazioni o di essere sostituito.

Economisti e psicologi la chiamano “contabilità mentale”.

La contabilità mentale è l’organizzazione cognitiva, assolutamente soggettiva, del proprio denaro. È il modo in cui il cervello, consapevolmente o inconsapevolmente, considera i soldi in modo diverso a seconda della provenienza o dell’uso a cui sono destinati.

Potresti avere un conto per uscire a divertirti, un conto per le necessità primarie come cibo e affitto o ancora, un conto per un hobby costoso. Di fatto, tutte quelle volte in cui hai giustificato lo spendere di più, ad esempio per mangiare in un ristorante costoso invece di recarti a fare la spesa nel negozio di alimentari, hai praticato la contabilità mentale.

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Le origini del termine contabilità mentale

“Le persone reali hanno difficoltà a far quadrare i conti, ma ancora meno a calcolare quanto devono risparmiare per la pensione; a volte eccedono nel mangiare, nel bere o nell’acquisto di televisori ad alta definizione. Sono più simili a Homer Simpson che al dottor Spock.”

Il termine contabilità mentale è stato introdotto per la prima volta in uno studio di riferimento dall’economista comportamentale Richard Thaler nel 1999. Il dottor Thaler voleva comprendere meglio la psicologia che guida le scelte dei consumatori. Nel suo famoso esperimento ha fatto una domanda a un gruppo di intervistati riguardo all’andare al cinema:

“Immagina di aver deciso di vedere un film e di aver pagato 10 € per il biglietto d’ingresso. Entrando al cinema ti accorgi di aver perso il biglietto. Il posto non era contrassegnato e il biglietto non può essere rimborsato. Pagheresti altri 10 € per un nuovo biglietto?”

Solo il 46% circa degli intervistati ha risposto di sì. Ma quando Thaler ha riformulato la domanda, il risultato è stato completamente diverso.

“Immagina di aver deciso di vedere un film, il cui biglietto di ingresso costa 10 €. Entrando al cinema ti accorgi di aver perso una banconota da 10 €. Pagheresti ancora 10 € per il biglietto?”

Ben l’88% ha dichiarato che avrebbe acquistato il biglietto.

Queste due situazioni fanno riferimento esattamente alla stessa situazione: hai perso 10 € senza vedere il film.

Ma non è il modo in cui organizziamo le spese.

Secondo Thaler, organizziamo il nostro budget per le spese in diversi compartimenti, ognuno dei quali copre un bisogno o un desiderio.

Nel primo caso, hai già speso il tuo budget per il cinema, quindi spendere 20 € per vedere un film è fuori discussione. Nel secondo caso, i 10 € vengono considerati come spesa generale. Non li hai spesi per il film, li hai solo persi. Può sembrare illogico, ma è questo il punto.

Non prendiamo decisioni finanziarie logiche.

La scelta logica, in entrambi i casi, sarebbe stata quella di rinunciare, tornare a casa e guardare la TV, rendendosi conto di aver già perso i soldi che sarebbero stati utilizzati per l’ingresso al cinema.

Si tratta però di un atteggiamento che presuppone una consapevolezza precisa del proprio patrimonio e del suo valore attuale e potenziale. Ma gli economisti comportamentali hanno rapidamente constatato che, in realtà, non è così: spesso prendiamo decisioni finanziarie individuali legate alla situazione attuale.

Consideriamo, ad esempio, lo studio condotto dagli psicologi israeliani Daniel Kahneman e Amon Tversky. I due studiosi hanno chiesto alle persone se avrebbero guidato per 20 minuti attraverso la città per risparmiare 5 € su una calcolatrice che costa 15 € o su una giacca che ne costa 125 €. Sorprendentemente, molte più persone hanno detto che l’avrebbero fatto per la calcolatrice ma non per la giacca.

Questo è dovuto a un fenomeno chiamato “framing”. In sostanza, consideriamo gli acquisti singolarmente invece che nel complesso.

Quindi, facendo un confronto, i 5 € risparmiati su un acquisto da 125 € sono spiccioli. E ci dimostrano che non basiamo le nostre decisioni sul valore assoluto.

È lo stesso fenomeno che ci fa fare spese folli in vacanza o durante un viaggio d’affari in città costose. Che differenza fa qualche euro o dollaro in più, se hai già risparmiato per mesi?

Non molta, pare. La maggior parte degli esempi tratti dal mondo reale non sono esattamente come l’esempio del biglietto del cinema. Al contrario, tendiamo a inquadrare ogni transazione in base a ciò che otterremmo per il denaro speso. Ecco perché la calcolatrice sembra l’affare più conveniente. Se siete mai stati davanti a un distributore di bibite, assetati, in una calda giornata estiva, stringendo in mano una moneta da un euro, lo sapete.

Ho sete. Compro una bibita. Non ho più sete. Mi sono reidratato.

Un altro studio di Thaler lo illustra perfettamente. Ha chiesto alle persone se avrebbero pagato di più per una birra in un locale nelle vicinanze o in un negozio di alimentari. Non sorprende che la gente fosse disposta a pagare di più per una birra nel locale rispetto al negozio: stesso risultato, contesti diversi.

Questo cosa ci dice su come spendiamo i soldi?

Se da un lato sarebbe facile trarre rapide conclusioni sul nostro comportamento, dall’altro dovremmo ricordarci che ognuno è diverso. 

Tuttavia, capire la psicologia che si cela dietro alla contabilità mentale è comunque utile dal punto di vista della consapevolezza. Proprio come nella situazione del locale, si può sempre fare un passo indietro e guardare al contesto. Sto acquistando qualcosa perché lo voglio davvero? Oppure sto facendo acrobazie finanziarie attribuendo, in qualche modo, un valore più elevato a questo acquisto?

Inoltre, è confortante sapere che anche alcune delle persone apparentemente più razionali possono commettere errori con la contabilità mentale. Il modo più semplice per non caderci è usare un po’ di senso pratico.

Tutti sperperiamo o facciamo acquisti impulsivi. Un modo efficace per spendere meno è, semplicemente, avere a disposizione meno denaro. Aprire un secondo conto e stabilire una somma da poter spendere liberamente ogni mese ti permetterà di toglierti qualche sfizio e allo stesso tempo di pianificare più a lungo termine.

Si vive meglio combinando una sana dose di realismo a uno spazio di manovra molto ampio. E se proprio non riesci ad avere un minimo di organizzazione con le tue finanze o non ricordi mai di aggiornare i famosi fogli di tenuta della spese, noi di N26 corriamo in tuo aiuto: grazie alle notifiche in tempo reale direttamente sul tuo smartphone, potrai tenere tutto sotto controllo direttamente dalla tua app, ogni volta che vuoi, dove vuoi.

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