Se sei un libero professionista che svolge un’attività lavorativa autonoma in maniera regolare, dovrai procedere con l’apertura di una partita IVA. Chiunque svolga un’attività continuativa e professionale, infatti, ha l’obbligo di apertura di partita IVA. Ma quali e quanti sono i regimi disponibili? E quale fa al caso tuo? Ecco una panoramica dei tipi di partita IVA disponibili in Italia e alcuni consigli su come scegliere la tipologia che fa al caso tuo.
Quanti tipi di partita IVA esistono?
In Italia esistono due tipi di partita IVA a disposizione dei lavoratori:
Partita IVA in regime ordinario
Partita IVA in regime forfettario
La grande differenza tra regime ordinario e regime forfettario è che il secondo gode di una tassazione agevolata e meno obblighi, ma prevede al contempo delle limitazioni per poter essere aperto.Il regime ordinario include a sua volta un sottoinsieme agevolato: il regime ordinario semplificato, che si rivolge agli imprenditori che rientrano sotto una determinata soglia di guadagno.
Partita IVA in regime ordinario
Il regime ordinario è obbligatorio per:
Società di persone, ditte individuali o enti non commerciali che esercitano anche un’attività commerciale in misura non prevalente, che nell’anno precedente hanno ottenuto un fatturato di almeno 400.000 € per prestazioni di servizi, o di almeno 700.000 € negli altri casi
Spa, Srl, Sapa, cooperative, mutue assicuratrici
Enti pubblici e privati, diversi dalle società, aventi come scopo primario o secondario l’esercizio di attività commerciali
Trust con oggetto esclusivo o principale l’esercizio di attività commerciali
Stabili organizzazioni di società ed enti non residenti nel territorio dello Stato
Associazioni non riconosciute, consorzi e altre organizzazioni che hanno per oggetto esclusivo o principale l’esercizio di attività commerciali
Questo regime prevede una tassazione progressiva in base a 4 fasce di reddito, a cui corrispondono delle specifiche aliquote Irpef:
23%: per redditi fino a 15.000 €
25%: per redditi tra 15.000 e 28.000 €
35%: per redditi da 28.000 e 50.000 €
43%: per redditi oltre i 50.000 €
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Il calcolo del reddito imponibile è dato dal fatturato, al quale vengono sottratti i costi deducibili.
Il regime ordinario semplificato
Per le persone fisiche e le imprese minori è possibile accedere al regime ordinario in contabilità semplificata. Questo tipo di partita IVA è rivolto a chi ha ricavi inferiori ai 400.000 € per chi ha un’attività di servizi e ai 700.000 € per le altre attività.Con la contabilità semplificata viene ridotta sensibilmente la burocrazia. L’obbligo di conservare le scritture contabili si riduce a:
Registri IVA
Registro degli incassi e dei pagamenti
Registro dei beni ammortizzabili
Eventuale libro unico del lavoro.
Il regime ordinario semplificato permette alle imprese con un fatturato minore di usufruire di costi inferiori per la gestione contabile.
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Il forfettario è un regime agevolato che consente a chi ne usufruisce di non pagare Irpef, bensì un'imposta sostitutiva agevolata del 15% o, a chi apre una nuova attività, del 5% per i primi 5 anni. Puoi aprire la partita IVA in regime forfettario se:
I tuoi ricavi o redditi annuali non superano la soglia totale dei 65.000 € (anche con diversi codici ATECO)
Le spese per lavoro accessorio, dipendenti e collaboratori non superano i 20.000 € lordi
I redditi da lavoro dipendente o assimilati e pensioni non superano i 30.000 € lordi
Se sei una nuova attività e vuoi usufruire dell’imposta del 5% per i primi cinque anni, inoltre, è necessario che:
Tu non abbia esercitato alcuna attività nei 3 anni precedenti
La nuova attività non sia il proseguimento di un’altra, svolta come dipendente o autonomo
Esistono delle cause di esclusione da questo regime. Infatti, come riporta l’Agenzia delle Entrate, non è possibile aprire la partita IVA forfettaria nei seguenti casi:
Ti avvali di un regime speciale ai fini IVA o di un regime forfettario di determinazione del reddito
Non sei residente in Italia, a meno che tu non risieda in uno degli Stati membri dell’UE o in uno Stato appartenente all’AEE (Area Economica Europea) che assicuri un adeguato scambio di informazioni e che tu produca in Italia almeno il 75% del tuo reddito
Effettui operazioni di cessione di fabbricati e relative porzioni o di terreni edificabili, ovvero cessioni intracomunitarie di mezzi di trasporto nuovi
Partecipi a società di persone, associazioni professionali o a società a responsabilità limitata
Le spese deducibili dell’attività in regime forfettario non sono “reali” ma sono, appunto, forfettarie. A ogni codice ATECO, infatti, corrisponde un coefficiente di redditività che stima in modo automatico le spese annuali che l’attività dovrà sostenere. Questo coefficiente non è altro che un calcolo di quanto un’attività di una specifica categoria spende in media ogni anno. Per capire se la partita IVA forfettaria è ideale per la tua attività, quindi, oltre al calcolo delle tasse è importante determinare se le tue spese reali sono effettivamente simili a quelle forfettarie: dovrai tenere in considerazione che, se le tue spese dovessero essere superiori a quelle previste per la tua categoria, non potrai scaricarle in nessun modo. Ecco alcuni esempi di codici ATECO con le relative spese:A un’attività con codice ATECO 10 (Industrie alimentari e delle bevande) corrisponde un coefficiente di redditività del 40%. Questo significa che per questa attività, su un fatturato di 1.000 € sono previsti 600 € di spesa, che equivalgono, ai fini del calcolo del reddito lordo, a 400 € di guadagno.Ad un’attività con codice ATECO 47.89 (Commercio al dettaglio ambulante di altri prodotti) corrisponde un coefficiente di redditività del 54%. Ciò significa una spesa di 460 € su ogni 1.000 € di fatturato, ovvero 540 € di guadagno.Ad una attività 86.10.10 (assistenza sanitaria) corrisponde un coefficiente di redditività pari al 78%, quindi una spesa di 220 € su 1.000 € di fatturato, ovvero 780 € di guadagno ai fini del reddito lordo.Il calcolo del reddito imponibile nel regime forfettario viene dunque calcolato sottraendo ai ricavi annuali le spese forfettarie (reddito lordo), e successivamente i contributi previdenziali.I vantaggi del regime forfettario sono:
Imposta sostitutiva agevolata al 15% e 5% per le nuove attività
Nessun obbligo di indicare l’IVA in fattura
Esonero dalla registrazione e tenuta delle scritture contabili
Esonero dall’applicazione IVA sulle fatture, dalla ritenuta d’acconto, dal versamento dell’imposta, dall’applicazione Irap, Irpef, addizionali regionali e comunali.
Un vantaggio del regime forfettario è anche quello di non dover emettere fatturazione elettronica. Tuttavia dal 1 luglio 2022 tutti gli autonomi, professionisti e ditte con ricavi superiori ai 25.000 € saranno tenuti ad emettere fattura elettronica.
Partita IVA forfettaria o regime ordinario?
Ora che ti abbiamo fornito una panoramica sui vari tipi di partita IVA, per determinare qual è il regime fiscale più adatto alla tua attività dovrai considerare questi fattori:
Il fatturato annuo
Le spese sostenute
Il settore in cui operi
Da un lato, il regime forfettario offre tasse ridotte con un'aliquota del 15% (o del 5% per le nuove attività) sul reddito e non prevede il pagamento dell'IVA. Questo tipo di partita IVA non ti permette però di scaricare i costi dell'attività.Il regime ordinario, invece, seppur prevedendo percentuali di tasse più elevate e una contabilità più complessa, ti permette di scaricare le spese sostenute durante l'anno, il che lo rende il regime ideale se sai già che dovrai sostenere molte spese o se sei un professionista che ha bisogno di macchinari e attrezzature speciali e vuoi avere la possibilità di scaricare i costi. Per sapere con certezza quale regime è più conveniente per le tue esigenze, ti consigliamo comunque di rivolgerti a un professionista contabile che saprà indirizzarti nella scelta migliore. In bocca al lupo per la tua nuova avventura!
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