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Partita IVA: cos’è e come funziona

Una piccola guida su come iniziare la tua avventura da libero professionista.

5' di lettura

Stai pensando di avviare la tua attività in Italia da lavoratore autonomo? Se la tua idea è quella di aprire una ditta o di lavorare per conto tuo in maniera continuativa e non saltuaria, è molto probabile che avrai bisogno di aprire una partita IVA.

Pensi sia complicato? Non temere: anche se il passaggio al lavoro autonomo può sembrare un salto nel buio, una buona preparazione ti aiuterà ad affrontare questa nuova avventura senza troppi intoppi. Per aiutarti nel tuo nuovo percorso, abbiamo raccolto le informazioni più importanti sulla partita IVA e il suo funzionamento.

Cos’è la partita IVA

La partita IVA è un elemento fondamentale per lavoratori autonomi,aziende e liberiprofessionisti. Nella struttura, è un insieme di 11 cifre che servono ad identificare una persona fisica o giuridica:

  • Le prime 7 cifre legano la partita IVA al titolare contribuente
  • Le successive 3 cifre servono per l’identificazione territoriale da parte dell’Agenzia delle Entrate
  • L’ultima cifra è un numero di controllo

 La partita IVA identifica il titolare dell’attività e la sua posizione fiscale e gli permette di pagare contributi quali:

  • IRPEF (l’Imposta sul Reddito delle Persone Fisiche)
  • IRAP (l’Imposta Regionale sulle Attività Produttive)
  • Contributi INPS
  • Assicurazione INAIL
  • Iscrizione alla Camera di Commercio.

Aprire una partita IVA: chi deve farlo?

Chiunque voglia emettere fattura per un bene venduto o servizio prestato deve aprire una partita IVA. In particolare, devono farne richiesta tutti i lavoratori autonomi (non dipendenti) che svolgono un’attività continuativa e professionale.

Se offri prestazioni saltuarie e in modo non continuativo, ovvero prestazioni occasionali, potresti invece operare con ritenuta d’acconto, ma in alcuni casi potrebbe esserti comunque richiesto di aprire una partita IVA. Per maggiori informazioni sulle ritenute d’acconto legate alle prestazioni occasionali, ti consigliamo di dare un’occhiata a questo articolo.

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Partita IVA: ordinaria o forfettaria?

Esistono due regimi fiscali per la partita IVA: l’ordinario e il forfettario. 

Il regime ordinario è il regime standard di partita IVA e ha i seguenti requisiti: 

  • Nessun tetto massimo di guadagno
  • Una tassazione IRPEF basata su scaglioni di reddito: per chi aderisce a questo regime, a seconda della fascia di reddito viene applicata un’aliquota diversa: 23%, 25%, 35% oppure 43%
  • L’applicazione dell’IVA sui beni venduti e sui servizi prestati
  • La possibilità di scaricare i costi documentati legati alla propria attività

Il regime forfettario si rivolge alle partite IVA con guadagno ridotto e prevede:

  • L’applicazione entro un tetto di reddito massimo di 65.000 € annuo
  • Una tassazione IRPEF agevolata al 5% per i primi 5 anni dall’apertura della partita IVA e successivamente al 15% 
  • La non applicazione dell’IVA e l’esonero dall’IRAP 
  • L’impossibilità di scaricare le spese relative all’attività

Nella partita IVA forfettaria, comunque, non essendo possibile scaricare i costi aziendali è previsto che venga tassata solo una parte del proprio reddito secondo un coefficiente di redditività collegato al codice ATECO per l’attività svolta.

Quale regime è meglio scegliere? 

La scelta della partita IVA va fatta a seconda del tipo di attività che hai intenzione di svolgere. Il regime ordinario è più adatto a coloro che devono sostenere molte spese aziendali e dunque sono interessati a scaricarle in sede di denuncia dei redditi. Quello forfettario invece è molto conveniente per le nuove attività e le startup, poiché, oltre a non prevedere il pagamento dell’IVA, offre un’aliquota agevolata e un calcolo automatico dei costi che andrai a sostenere.

Partita IVA e lavoro dipendente sono conciliabili? 

Se sei dipendente di un’azienda, hai comunque la possibilità di aprire una partita IVA a meno che tu non abbia firmato un patto di non concorrenza o di esclusività con il tuo datore di lavoro. Se sei un dipendente pubblico, la situazione è molto più difficile in quanto il tuo contratto di lavoro dipendente con la Pubblica Amministrazione molto probabilmente prevede l’obbligo di esclusività. 

Questo significa che non puoi svolgere un altro lavoro dipendente o nemmeno un’attività in proprio. Esistono però due eccezioni: i docenti (previa autorizzazione del dirigente scolastico, ed esclusivamente per le attività di tipo non imprenditoriale e collegate alla materia di insegnamento) e i dipendenti pubblici part-time (previa autorizzazione della propria amministrazione). 

Se decidi di aprire un’attività in regime ordinario, non è previsto alcun limite di reddito.Ciò vuol dire che sarà la somma tra il reddito derivante dall’attività in proprio e quello da lavoro dipendente che determinerà lo scaglione di reddito e dunque l’aliquota IRPEF che verrà applicata ai tuoi guadagni. Per la partita IVA forfettaria, invece, vanno tenute in considerazione delle restrizioni specifiche. In questo regime, infatti, i redditi da lavoro dipendente, pensioni o assimilati non devono superare i 30.000 € (quindi il totale deve essere inferiore alla metà del tetto annuale massimo di guadagno, cioè 65.000 €) e l’intestatario non deve figurare come partecipante in una società di persone, capitali o studi professionali.

Come aprire una partita IVA e relativi costi

Per aprire la partita IVA è necessario fare domanda all’Agenzia delle Entrate. Puoi farlo autonomamente o tramite un intermediario, e la domanda può essere consegnata presso un ufficio oppure online attraverso il software di compilazione scaricabile dal portale dell’Agenzia. 

L’apertura della partita IVA di per sé è gratuita, a meno che non si ricorra ad un intermediario. In questo caso, le cifre si aggirano in media tra i 100 e i 300 €, con maggiorazioni in caso di consulenze specifiche. Ti consigliamo di rivolgerti a un professionista per un preventivo preciso e dettagliato. 

Fondamentale per la richiesta è l’indicazione del tipo di attività svolta. Ogni partita IVA è collegata ad un codice alfanumerico, il Codice ATECO (sigla di attività economica), che rappresenta nel dettaglio il tipo di professione e permette di classificare l’attività dal punto di vista fiscale e contributivo, nonché di determinare il rischio lavorativo (alto, medio e basso). 

Identificare la propria categoria professionale è importante anche per determinare correttamente l’importo dei contributi e a chi vanno versati: alcune professioni, infatti, come gli infermieri, gli architetti o gli artigiani, fanno capo a casse specifiche per la categoria. Per gli altri, invece, è necessaria l’iscrizione allaGestione Separata INPS. Per aiutare i futuri imprenditori a determinare il codice ATECO più indicato per la propria attività, l’ISTAT ha messo a disposizione questo strumento che ti consigliamo di consultare. Ora che hai le informazioni chiave per l’apertura di una partita IVA, non ti resta che lanciarti nel mondo dei freelance.

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