
Reddito di base universale, cos’è e come funziona
Il reddito di base universale è un pagamento minimo e uguale per tutti: scopriamo che cos’è e quali sono i suoi pro e contro.
7' di lettura
Hai mai sentito parlare del reddito di base universale? No, non stiamo parlando del reddito di cittadinanza. È qualcosa di completamente diverso: si tratta di un reddito conferito a chiunque, indipendentemente dalla propria condizione economica o dal fatto di possedere un lavoro. Un controsenso? In realtà, all’interno di una società caratterizzata da progressi tecnologici che ci avvicinano sempre più alla piena automazione, il reddito universale non è più un’utopia come poteva sembrare in passato. Continua a leggere per scoprire i pro e contro del reddito di base.
Cos’è il reddito di base universale
Per cominciare, che cos’è il reddito di base universale? È stato definito come “un reddito versato da una comunità politica a tutti i suoi membri su base individuale senza controllo delle risorse né esigenza di contropartite”. Questa definizione viene da Philippe Van Parijs, filosofo, giurista ed economista belga tra i più convinti sostenitori del basic income in età contemporanea, come riportato nel libro Il reddito minimo universale scritto insieme a Yannick Vanderborght. Un altro nome del reddito di base è infatti reddito minimo.
Le caratteristiche del reddito di base
Il reddito di base è universale perché lo Stato lo versa a tutti i cittadini: l’unico requisito da rispettare per riceverlo è quello della maggiore età, sinonimo di una vita indipendente e della cosiddetta capacità di agire.
Non è sottoposto a obblighi o condizioni: non è necessario essere in condizioni di bisogno o avere un reddito personale inferiore a una determinata soglia. Pertanto, è definito anche Unconditioned Basic Income(UBI), reddito di base incondizionato. Inoltre, non c’è bisogno di assumere impegni rispetto alla ricerca di lavoro o di rendersi disponibili per lo svolgimento di lavori socialmente utili.
Il reddito di base è individuale, nel senso che è attribuito alla singola persona indipendentemente dal suo stato civile, e non al nucleo familiare.
Il reddito di base è sufficiente, perché non consiste in un'integrazione al reddito, come le altre misure di sostegno tipiche del welfare: in questo senso, lo scopo del basic income è proprio quello di fornire da solo i mezzi necessari per una vita dignitosa.
Reddito universale e reddito di cittadinanza: le differenze
Una delle caratteristiche che definiscono il reddito di base universale è quello di essere conferito ai cittadini dello Stato che lo eroga: per questo motivo, viene anche definito reddito di cittadinanza. Questa espressione, però, ha assunto un significato particolare negli ultimi anni, dato che definisce una delle misure di sostegno al reddito previste dalla legge in Italia.
In ogni caso, esistono delle grandi differenze tra reddito universale e reddito di cittadinanza, come riportato nell’ordinamento italiano. Il reddito di cittadinanza, infatti, non è universale: non viene conferito a chiunque, ma solo alle persone che si trovano in stato di bisogno. L’unità di base utilizzata per la valutazione economica non è il singolo, ma la famiglia. In più, questo reddito è condizionato: non solo alla presenza dei requisiti iniziali per accedere al beneficio, ma anche all’assolvimento di specifici obblighi e impegni. Le proposte future, inoltre, comprendono condizioni più gravose da rispettare, che potrebbero far perdere il reddito di cittadinanza. Infine, si tratta di un importo non sufficiente a coprire tutte le spese per garantire un’esistenza priva di preoccupazioni economiche. Al contrario, il reddito di base vuole essere basico, ma autonomo.
La proposta: reddito di base universale europeo
Il reddito di base universale europeo è stato l’obiettivo di una raccolta firme avvenuta tra il 2020 e il 2022 nell’Unione Europea. L’obiettivo era quello di “avviare l'introduzione di redditi di base incondizionati (RBI) in tutta l'UE, che possano assicurare a chiunque la sussistenza e la possibilità di partecipare alla società nel quadro della sua politica economica”. Alla Commissione europea è stato chiesto di “presentare una proposta relativa a redditi di base incondizionati in tutta l'Unione che possano ridurre le disparità regionali, al fine di rafforzare la coesione economica, sociale e territoriale nell’UE”. La raccolta firme ha avuto un grande successo, specialmente in alcuni paesi come l’Italia e la Germania, anche se non ha raggiunto un numero sufficiente a far proseguire il percorso in sede istituzionale.
I paesi che hanno sperimentato il reddito universale
A livello di singoli paesi il reddito universale di base è stato sperimentato in diverse nazioni, con un relativo successo e una maggiore o minore aderenza allo spirito originario della misura.
Reddito di base negli Stati Uniti
Gli Stati Uniti hanno sperimentato diversi programmi nello spirito del reddito di base. Il più notevole è l'Alaska Permanent Fund: ogni cittadino riceve una quota delle entrate del petrolio e del gas americano che ammonta tra 1.000 e 2.000 $. I risultati del programma non hanno avuto alcun effetto sull'occupazione, ma hanno avuto un effetto sul tasso di fertilità, incoraggiando le persone ad avere più figli.
Canada e reddito universale
Il Canada ha provato diversi programmi legati al reddito di base. Il primo programma pilota, noto come Mincome, era rivolto ai residenti dello Stato di Manitoba ed è stato condotto nel 1974. Ogni famiglia riceveva 16.000 dollari canadesi. I risultati del programma hanno mostrato un miglioramento nell'istruzione poiché c'era un minore coinvolgimento nel mondo del lavoro tra i bambini in età scolare.
Brasile
Il Brasile ha provato un programma simile al reddito di base noto come Bolsa Familia nel 2004. Tuttavia, questo programma è distinto dal reddito di base in quanto presenta delle condizioni specifiche da rispettare.
Finlandia
La Finlandia ha lanciato nel 2016 un programma sperimentale sul reddito di base destinato ai cittadini disoccupati. Il programma si rivolgeva a 2.000 partecipanti selezionati a caso e ciascuno riceveva 560 €. Il programma si è concluso nel 2018. I risultati del programma di prova hanno mostrato che i partecipanti erano più felici e meno stressati, portando a un miglioramento della salute.
India
L'India ha avuto un programma pilota sul reddito di base tra il 2011 e il 2012. Il programma era rivolto a 6.000 residenti del Madhya Pradesh. I risultati hanno mostrato che c'è stato un miglioramento della nutrizione, delle condizioni igienico-sanitarie e la frequenza scolastica tra i bambini è aumentata.
Reddito di base pro e contro
Quindi, il reddito di base funziona? Dipende principalmente dallo scopo per il quale viene introdotto: se combattere la povertà, costruire una società più giusta o liberare delle energie creative che normalmente vengono oppresse dallo stato di bisogno e dall’ansia della sopravvivenza. Ecco quali sono i pro e i contro del reddito di base.
I vantaggi del reddito di base universale
- Può essere un ottimo strumento per gestire le finanze in caso di mancanza di liquidità, sopperendo ai momenti di crisi;
- Può ridurre la povertà e la disuguaglianza;
- Può contribuire a creare una società più equa;
- A differenza dei tradizionali programmi di welfare, il reddito di base è universale, risparmiando perdite di tempo ed energie in burocrazia sia ai cittadini sia alle pubbliche amministrazioni;
I pericoli del reddito universale di base
Il motivo principale per cui c’è chi si oppone al reddito di base, è proprio la sua natura così coinvolgente e universale, che potrebbe rappresentare un enorme costo per le casse dello Stato: soprattutto in questo periodo storico, in cui il tasso di inflazione sta raggiungendo picchi che non si vedevano da decenni. Le nazioni sono infatti in difficoltà e i bilanci pubblici rischierebbero di essere rovinati da un impegno così vasto.
Inoltre, alcuni temono che le persone possano essere demotivate a lavorare nel momento in cui ricevono "denaro gratuitamente", portando la disoccupazione a livelli record e lasciando vacanti posti di lavoro essenziali.
In più, il reddito di base potrebbe aumentare la disuguaglianza invece di ridurla, dando denaro a coloro che non ne hanno necessariamente bisogno.
Infine, il reddito di base non affronta le cause alla base della povertà, come la mancanza di competenze, le scarse opportunità e la discriminazione strutturale o sociale.
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