Foto di Xavier Lavayssière con una breve descrizione di se stesso.

La tokenizzazione degli asset finanziari

Quali opportunità offre la tokenizzazione degli asset? Andiamo a scoprire in cosa consiste questa tecnologia finanziaria emergente, le sfide e gli scenari futuri che presenta. Di Xavier Lavayssière.

8' di lettura

La tokenizzazione degli asset, ovvero il processo di conversione di vari asset finanziari come azioni, obbligazioni, immobili e materie prime in token digitali, può offrire al grande pubblico interessanti opportunità di investimento. La tokenizzazione democratizza l'accesso a prodotti finanziari tradizionalmente meno raggiungibili, semplificando il funzionamento delle infrastrutture finanziarie digitali e stimolando lo sviluppo di start up e progetti istituzionali sperimentali. L’implementazione resta tuttavia impegnativa, e presenta innegabili rischi. Per approfondire il funzionamento della tokenizzazione ed esplorare le tendenze emergenti, ti consigliamo di leggere l'articolo dell'esperto di finanza digitale Xavier Lavayssière.

La tokenizzazione degli asset finanziari

Quali opportunità offre la tokenizzazione degli asset? Di Xavier Lavayssière, esperto di finanza digitale e consulente per governi e banche centrali in materia di sviluppo delle infrastrutture finanziarie.

Negli ultimi anni si è assistito a un crescente interesse degli investitori retail, o risparmiatori, verso l'accesso a nuovi asset finanziari, reso possibile dalle ultime novità tecnologiche in materia. Le app di investimento e le criptovalute hanno reso il trading accessibile al pubblico generale, scatenando una vera e propria frenesia nei confronti del mercato finanziario online, combinata con una riduzione della complessità dei prodotti e la promozione degli influencer su TikTok. Appartiene a questo scenario anche la tokenizzazione degli asset, ovvero la conversione in token digitali di risorse finanziarie come azioni e obbligazioni. La tokenizzazione può offrire ai risparmiatori nuove opportunità di investimento, semplificando l’accesso agli asset finanziari e contribuendo a rinnovare le infrastrutture del mercato finanziario. L’obiettivo di questo articolo è spiegare come funziona la tokenizzazione, quali sono le sue tendenze emergenti e le sfide ancora aperte.

Cos’è la tokenizzazione?

La tokenizzazione degli asset finanziari consiste nella rappresentazione di veri asset finanziari nel mondo reale, come azioni, obbligazioni o fondi monetari, sotto forma di token digitali. Nella maggior parte dei casi, questi token sono rappresentati come parte di una blockchain trust-minimized, ovvero senza intermediari, oppure di una DLT (Tecnologia dei Registri Distribuiti), in cui le transazioni vengono registrate su un libro maestro decentralizzato.

La tokenizzazione ha guadagnato terreno di recente all’interno dell’industria fintech, ed è considerata dai guru del settore una potenziale via di trasformazione dei mercati finanziari. Secondo i suoi sostenitori, la riduzione della dipendenza dagli intermediari finanziari potrebbe migliorare l'efficienza operativa del sistema, ridurre gli errori standardizzando le transazioni, fornire un accesso diretto al mercato per i finanziatori e alimentare il processo di modernizzazione degli strumenti finanziari oggi in uso. Tuttavia, l’implementazione di questa pratica comporta il superamento di diverse sfide tecnologiche, normative e di coordinamento.

Non è da trascurare, infine, l’analogo processo di tokenizzazione dei dati nei pagamenti, che vede la tokenizzazione come strumento di rinforzo della sicurezza dei pagamenti grazie alla sostituzione dei dati sensibili, ad esempio i dettagli delle carte di credito, con un token digitale.

Come funziona la tokenizzazione degli asset finanziari? Il processo di tokenizzazione avviene su 3 livelli differenti e simultanei:

1. Livello tecnico: si parte con la creazione di un token digitale, attraverso lo sviluppo di uno Smart Contract che rappresenta il token. Successivamente, il contratto viene inserito su una blockchain pubblica o privata.

2. Livello legale: i diritti legalmente derivanti dal contratto vengono associati al token. L’elemento chiave della tokenizzazione dei dati è il collegamento tra asset, token e titolare dell'investimento. Ciascun collegamento può essere trust-minimized o meno, ovvero registrato senza o tramite intermediari.

3. Livello commerciale: il token appena emesso viene reso disponibile sul mercato finanziario a un determinato prezzo. Generalmente nella compravendita del token entra in gioco anche l’uso di una piattaforma digitale per il mercato secondario, all’interno della quale si commercializza il prodotto.

La tokenizzazione: scenari futuri

Durante le recenti iniziative nel campo della tokenizzazione, sono emerse diverse tendenze:

Stablecoin

La tendenza principale vede protagoniste le cosiddette stablecoin. Le stablecoin sono token digitali che rappresentano moneta corrente come euro e dollari. Nel caso delle più importanti, come USDC e Tether, ai token corrisponde una riserva nel mondo reale di importo monetario equivalente, che stando alla normativa europea sui mercati delle cripto-attività (MiCA) deve sottostare a regole molto precise. Le stablecoin valgono oggi oltre 100 miliardi di dollari.

Conversione di asset

Un altro trend è legato ai cosiddetti “asset del mondo reale”, convertiti in token dalle start up. Ancora prima delle obbligazioni societarie e delle azioni, la categoria più gettonata è quella dei titoli di stato, o buoni del tesoro, che consentono ai risparmiatori di tutto il mondo di trarre vantaggio dal debito pubblico statunitense. Questi “asset del mondo reale” attraggono soprattutto i cripto investitori ansiosi di diversificare il proprio portafoglio, approfittando di entrambe le dimensioni: reale e virtuale. A volte, si assiste al tentativo di “tokenizzare” anche prodotti non finanziari, come le opere d’arte e i crediti energetici.

Tokenizzazione degli strumenti finanziari

La terza e ultima tendenza vede le istituzioni pubbliche e finanziarie creare una versione “tokenizzata” degli strumenti a propria disposizione, con l’obiettivo di incrementare l’efficienza del sistema nel lungo periodo. La Banca Europea per gli Investimenti, ad esempio, ha emesso una quantità di obbligazioni europee e sterline britanniche per un valore di diverse centinaia di milioni, seguita da altre banche, come UBS, Société Générale e JPMorgan. Le operazioni possono includere sperimentazioni con le banche centrali nazionali, emissioni di titoli su larga scala o la fornitura di servizi a terzi.

Le altre sfide lanciate dalla tokenizzazione

Nonostante la tokenizzazione stia guadagnando terreno, le sfide non mancano:

Garanzie insufficienti

Molti token sono veri e propri asset finanziari. Un token potrebbe rappresentare, ad esempio, un diritto di comproprietà su un immobile, ma anche la semplice digitalizzazione del rogito corrispondente. Questa discordanza potrebbe minarne l'attendibilità nel caso venga impugnato legalmente. In tale prospettiva, le operazioni di tokenizzazione rischiano di non fornire alcun diritto finanziario o di proprietà e rappresentano “false promesse” in grado di compromettere la reputazione della pratica stessa. Per le stablecoin che rappresentano monete fiat tokenizzate, la riserva è una garanzia irrinunciabile. Tuttavia, il token USDT di Tether ha sollevato dubbi sui controlli ai quali sono sottoposte le sue riserve in valuta fiat. Contemporaneamente, le valute digitali delle banche centrali come l’eCNY, lo yuan cinese digitale, potrebbero consentire rimborsi direttamente proporzionali in valuta nazionale, in questo caso il renminbi. In sostanza, le stablecoin private globali si trovano ad affrontare le sfide connesse all’affidabilità delle riserve.

Rischio di inaffidabilità della piattaforma

In numerosi casi, le prime tokenizzazioni degli asset sono state nient’altro che sperimentazioni implementate su blockchain autorizzate. Il passaggio a soluzioni di larga scala o a blockchain consolidate come Ethereum, ha visto emergere ostacoli e sfide riguardanti sicurezza, commissioni, velocità e stalli nei processi gestionali. La domanda sorge spontanea: la tecnologia finora disponibile è abbastanza avanzata per consentire la gestione sicura di asset finanziari mission-critical e soggetti a regolamentazione? La maggior parte delle blockchain pubbliche esistenti offre sistemi di sicurezza molto differenti rispetto alle infrastrutture di mercato centralizzate. E ancora: la DLT è in grado di soddisfare le moderne esigenze di sicurezza delle transazioni mantenendo nel contempo la massima autonomia? Diverse iniziative, come Vortex di Petale e Regulated Liability Network, si occupano proprio di questo aspetto.

Compromessi nella gestione dei token

Il passaggio dai titoli tradizionali ai modelli tokenizzati non avviene in maniera automatica e infallibile. La tendenza all’auto-custodia, tramite cui gli utenti controllano completamente i propri token, riflette l'etica della decentralizzazione. Tuttavia, per i singoli può risultare impegnativo recuperare gli asset in caso di perdita delle credenziali, così come assicurarne la conformità alle normative vigenti. Per questo motivo, la custodia degli asset può richiedere l’intervento di entità autorizzate, preposte alla soddisfazione degli obblighi legali a essi associati. A tal fine, sono necessarie normative specifiche per definire i livelli di affidabilità e responsabilità fiduciaria, nonché l’approccio da seguire in presenza di eventi estremi, come il fallimento istituzionale. Ultimamente stanno emergendo anche soluzioni ibride, come schemi di calcolo multi-partitico che potrebbero garantire processi privi di intermediari o garanti, senza sacrificare la conformità o la qualità del servizio.

Frodi

Nonostante le promesse di favorire ed estendere l’accesso al mercato finanziario, le criptovalute sono notoriamente associate a frodi, truffe e utilizzi illeciti, tanto che, nonostante la maggior parte dei regimi normativi imponga agli investitori un approccio del tipo “Know your customer”, i rischi di phishing e altre frodi informatiche persistono nelle blockchain pubbliche. Pertanto, affinché la tokenizzazione possa prosperare senza perdere i benefici che porta con sé, sarà necessario implementare normative e processi più efficaci per contrastare le frodi e il riciclaggio di denaro.

Offerta frammentata

La proliferazione di asset finanziari tokenizzati all’interno di regimi normativi frammentati e scarsamente armonizzati tra loro ne ostacola lo sviluppo e l'adozione. I costi di conformità e le incognite sulla responsabilità spingono le startup ad adottare due approcci antitetici: un approccio prudente, dove asset e investitori sono sottoposti a controlli rigorosi, o, al contrario, un approccio permissivo ma più rischioso. Oggi come oggi, un allineamento normativo a livello globale sulla custodia degli asset, la privacy dei dati, le riserve di capitale e i meccanismi di risoluzione delle dispute è quanto mai necessario. Piuttosto che adattarli ai sistemi finanziari esistenti, gli asset tokenizzati andrebbero considerati come una nuova classe di prodotti, in modo da rispettarne le qualità tecniche e i profili di rischio specifici.

Il futuro della tokenizzazione: armonizzazione e formazione

Mentre la tokenizzazione prende piede, è necessario definire standard operativi che consentano di gestire il rischio, senza inibire la spinta innovativa. Anche una formazione adeguata per investitori, sviluppatori e legislatori, sarà fondamentale per cogliere tutte le opportunità produttive evitando le insidie del caso. Grazie a un’attenta amministrazione, questo fenomeno potrebbe trasformare profondamente le dinamiche e la partecipazione all’interno dei mercati finanziari.

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Di Xavier Lavayssière

Additional information: Esperto in finanza digitale, consulente per governi e banche centrali sulle infrastrutture finanziarie e le politiche tecnologiche.

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