Guida al permesso di soggiorno in Italia

Permesso di soggiorno e visto per cittadini extra UE: scopri quali tipologie esistono, chi li rilascia, come richiederli, ottenerli e rinnovarli.
9' di lettura
Sei un expat che studia in Italia e hai bisogno del permesso di soggiorno? Devi invitare degli amici che vengono da un paese estero e vuoi sapere se serve il visto turistico? Sei un imprenditore che deve assumere lavoratori, o semplicemente devi mettere in regola un collaboratore domestico, come una badante? Eccoti nel posto giusto: qui trovi tutto quello che devi sapere per orientarti in una materia complessa ma importante per molti aspetti della vita quotidiana.

Permesso di soggiorno e visto per l’Italia

È opportuno specificare che tutto quello che viene spiegato in questo articolo riguarda i cittadini di paesi stranieri non appartenenti all’Unione Europea.  Per i cittadini comunitari infatti, in base alle norme fondamentali UE che sono nate appositamente per la libera circolazione delle persone, non c’è bisogno di chiedere il visto. Dal 2007, inoltre, non serve neanche più la cosiddetta carta di soggiorno: dopo tre mesi dall'ingresso è sempre necessario iscriversi all'anagrafe del comune di residenza; per i soggiorni inferiori a tre mesi non è più richiesta alcuna formalità.

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Il visto e il permesso di soggiorno: quali sono le differenze 

Per quanto riguarda il visto, si tratta di un documento con cui si certificano i requisiti di una persona per entrare in Italia. È un documento rilasciato dall'ambasciata italiana o dai consolati italiani del paese di residenza del cittadino straniero, precedentemente all’arrivo in territorio italiano. Il permesso di soggiorno, a norma dell’art. 5 del Testo Unico Immigrazione (Decreto Legislativo 286/1998 e successive modifiche) è invece rilasciato in Italia dalla Questura della provincia nella quale si trova lo straniero. Il permesso di soggiorno va richiesto entro 8 giorni lavorativi dalla data di ingresso in Italia. Questa è la differenza formale tra visto e permesso di soggiorno, poi c’è la differenza sostanziale. Come dice la legge, l'ingresso nel territorio dello Stato è consentito allo straniero in possesso di passaporto valido (o documento equivalente) e del visto d’ingresso: per soggiorni di breve durata e comunque inferiori ai 90 giorni, è necessario solo il visto turistico. In caso di soggiorni più lunghi, sono necessarie delle motivazioni specifiche e bisogna richiedere il permesso di soggiorno.

Come richiedere il permesso di soggiorno

Attualmente, anche il permesso di soggiorno è stato digitalizzato (non è più quindi un documento cartaceo) e così anche la procedura per ottenerlo: c’è una convenzione stipulata tra il Ministero dell'Interno e Poste Italiane, in base alla quale le richieste di rilascio e rinnovo di permesso di soggiorno per cittadini extracomunitari dovranno essere presentate dall'interessato presso gli Uffici Postali abilitati utilizzando l'apposito kit a banda gialla disponibile presso tutti gli uffici postali, i Patronati ed i Comuni abilitati. Trovi maggiori informazioni qui.

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Accordo di integrazione e revoca del permesso

Il cittadino straniero che presenta la domanda di permesso, deve anche sottoscrivere un Accordo di integrazione, basato su un sistema dicrediti, con l'impegno a sottoscrivere specifici obiettivi diintegrazione. La perdita di tutti i crediti determina la revoca del permesso di soggiorno e l'espulsione dello straniero. Così, anche la perdita dei requisiti validi per ottenere il permesso ne comporta la revoca.

Quanto costa il permesso di soggiorno

All'atto della presentazione dell'istanza, il cittadino straniero dovrà provvedere al pagamento di 30 €, che copre il costo di spedizione dell’assicurata contenente l’istanza, oltre a 16 € per una marca da bollo. In più, al momento del rilascio del permesso di soggiorno elettronico è stato stabilito un corrispettivo da versare, pari a 30,46 €.A queste somme, che devono essere corrisposte in ogni caso, deve poi aggiungersi il contributo per il rilascio e rinnovo del permesso di soggiorno a carico dello straniero maggiorenne: questo, recentemente ridotto, varia da un minimo di 40 € a un massimo di 100 €, a seconda del tipo e della durata del permesso richiesto. Il versamento del contributo non è richiesto in caso di asilo, protezione sussidiaria e altri casi previsti dalla legge. 

Quanto dura il permesso di soggiorno in Italia

Secondo la legge, la durata del permesso di soggiorno non rilasciato per motivi di lavoro è pari a quella prevista dal visto d’ingresso. I limiti però variano di caso in caso, a seconda del motivo del soggiorno. 

Permesso per visite, affari o turismo

In questo caso, la durata del permesso di soggiorno non può essere superiore a tre mesi (90 giorni).  

Permesso di soggiorno per motivi di studio

Se il permesso di soggiorno è per motivi di studio, la durata è commisurata al ciclo di studi da effettuare: la legge prevede che non possa essere “inferiore al periodo di frequenza, anche pluriennale, di un corso di studio di istituzioni scolastiche, istituti  tecnici superiori,  istituzioni  universitarie  e dell'alta  formazione artistica, musicale e coreutica o per  formazione  debitamente certificata, fatta salva la verifica annuale di profitto”. Previsto anche il caso degli studenti fuori corso, la legge italiana è clemente ma non lassista: il permesso può essere prolungato di 12 mesi.

Permesso di soggiorno per motivi di lavoro

Nel caso di permesso di soggiorno per motivi di lavoro, per la durata bisogna guardare l’apposito contratto che è alla base del rapporto. Infatti il lavoratore dipendente che viene in Italia per lavorare deve stipulare un “contratto di soggiorno per lavoro”: la durata del permesso è quella prevista dal contratto di soggiorno e comunque non può superare i nove mesi per i contratti stagionali; un anno per i contratti subordinati a tempo determinato; due anni per i contratti a tempo indeterminato. Due anni è anche il limite per chi ha il permesso di soggiorno per lavoro autonomo, oltre che per chi lo ha per ricongiungimento familiare

Permesso di soggiorno, il rinnovo

I requisiti sono gli stessi della prima richiesta, perciò bisognerà verificare se ci sono ancora le condizioni che ne hanno consentito il rilascio. La durata è uguale a quella stabilita dalla tipologia di permesso iniziale. La domanda di rinnovo va fatta almeno 60 giorni prima della scadenza del permesso originario, anche se la vera sanzione scatta solo per lo straniero che sia in possesso di un permesso scaduto da più di 60 giorni: in questo caso, è considerato irregolare. La modalità è sempre quella: kit elettronico presso gli uffici postali, o Questura, a seconda della tipologia. Nel tempo che trascorre tra la domanda e il rilascio, lo straniero è considerato regolare.  Attenzione però, perché il permesso di soggiorno non può essere rinnovato se si è interrotto il soggiorno in Italia per un periodo di 6 mesi continuativi, o per un periodo superiore alla metà della durata del permesso di soggiorno, a meno di gravi motivi.

Conversione del permesso di soggiorno

Può verificarsi un’altra possibilità: che il soggiorno in Italia si prolunghi, ma per motivi diversi da quelli originari, perché cambia la ragione della permanenza nel nostro paese.  In questo caso si parla di conversione del permesso di soggiorno: per effettuarla bisogna chiedere il nulla osta allo Sportello Unico per l'immigrazione della prefettura del territorio di residenza dello straniero, e poi chiedere la conversione alla questura. Non tutti i casi però sono uguali:

Conversione del permesso di soggiorno da studio a lavoro 

È il caso più classico: lo studente che finisce il percorso di formazione e trova un impiego. La conversione del permesso di soggiorno da studio a lavoro però è sottoposta ad alcune regole:
  • Innanzitutto, i limiti generali stabiliti dalle quote di ingresso previste dal Decreto Flussi: insomma, ci devono essere dei “posti liberi”
  • Il permesso iniziale non deve essere scaduto
  • Devono esserci i requisiti lavorativi per il tipo di permesso che si richiede 

Conversione del permesso di soggiorno per lavoro da stagionale a lavoro subordinato 

Se il lavoro è stagionale, può diventare fisso, a tempo determinato o indeterminato: la conversione in questo caso avviene secondo i seguenti requisiti:
  • Se il lavoro subordinato è a tempo determinato, il contratto deve essere di almeno un anno
  • Il cittadino straniero deve essere in possesso di permesso di soggiorno non scaduto
  • In alternativa, la persona deve essere venuta in Italia per il secondo anno consecutivo per lavoro stagionale, oppure essere alla fine del primo periodo del lavoro stagionale

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Conversione del visto turistico in permesso di soggiorno

Questo è un caso particolare: trasformare il soggiorno per turismo in permesso per altri motivi (studio, lavoro…). La conversione del visto turistico in permesso di soggiorno non è attualmente prevista dalla legge.  Questo perché le quantità di cittadini stranieri presenti in Italia per motivi lavorativi sono regolate dal Decreto Flussi, e quindi una conversione del genere sarebbe un modo per aggirare le legge e scavalcare quelle limitazioni.  L’unico caso possibile è quello di convertire il visto inpermesso di soggiorno per motivi familiari, dato che il d.lgs 285/98 prevede che questo può essere chiesto da qualsiasi straniero “regolarmente soggiornante”. Devono sussistere ovviamente i requisiti per il ricongiungimento, e la procedura da seguire è quella tipica del kit postale. Un’altra possibilità è quella di prolungare il visto turistico oltre i 90 giorni, ma questo può avvenire solo per gravi motivi che impediscano la partenza: esempio, l’aver contratto una malattia infettiva come il Covid-19, per la quale le stesse leggi impongano l’isolamento e quindi sia impossibile muoversi. Insomma, sarebbe meglio evitare!

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