Persona seduta su una coperta yoga che si prepara a fare esercizio e alla ricerca di un allenamento nel suo computer.

Servizi digitali in abbonamento: un trend in crescita

La pandemia di COVID-19 ci ha reso ancora più propensi a sottoscrivere servizi in abbonamento. Leggi il nostro ultimo articolo per saperne di più.

4' di lettura

La pandemia di COVID-19 ha cambiato radicalmente la nostra quotidianità e dato vita a una serie di nuovi trend che non accennano a scomparire. Oltre all’ascesa dello smart working e al volume crescente di pagamenti contactless e acquisti online, l’ultimo anno ha visto salire alla ribalta anche i servizi digitali in abbonamento: è proprio su questi ultimi che si concentra il nostro ultimo studio.

La crescente diffusione dei servizi in abbonamento non deve sorprenderci: si tratta di un’alternativa comoda e veloce che ci permette di usufruire con un semplice clic delle ultime novità in fatto di intrattenimento, moda e articoli per la casa. Un modello vincente che, anche a causa della nuova normalità imposta dalla pandemia, ha finito per imporsi nel corso dell’ultimo anno.

Secondo il nostro studio, condotto su un campione di 6000 consumatori in tutta Europa, un terzo degli intervistati (il 31%) ha sottoscritto più servizi in abbonamento rispetto al periodo pre-pandemia. Il lockdown prolungato e il distanziamento sociale si sono rivelati dei veri e propri propulsori in questo senso.

Oggi, il 41% degli europei ha sottoscritto due o tre servizi in abbonamento, mentre il 24% ne possiede almeno quattro. In più, la quarantena e la limitazione delle interazioni sociali hanno provocato un aumento delle spese pro capite legate alle sottoscrizioni, che attualmente ammontano in media a 38,75 € al mese e 465 € all’anno.     

Una svolta guidata dai nativi digitali

Il nostro studio evidenzia come i protagonisti di questa tendenza siano i consumatori più giovani. Più di un terzo (il 37%) degli intervistati di età compresa tra i 18 e i 24 anni ha sottoscritto più servizi in abbonamento rispetto al periodo pre-pandemia, una percentuale che sale al 43% nella fascia d’età 25-34. Si tratta di un segmento da non sottovalutare, specialmente se pensiamo che per gli over 65 la percentuale si ferma al 9%.

I più giovani tendono inoltre a sottoscrivere un numero più alto di abbonamenti (il 33% degli intervistati di età compresa tra i 18 e i 34 anni ha affermato di averne più di quattro) e a spendere di più. Gli intervistati nella fascia d’età 18-24 spendono in media 47,74 € al mese (573 € all’anno), mentre gli over 65 spendono circa 20 € al mese (240 € all’anno): meno della metà.

Si tratta di dati tutt’altro che sorprendenti, se consideriamo che la fascia d’età più giovane corrisponde a quella dei cosiddetti “nativi digitali”. Tuttavia, il trend è in crescita anche tra le generazioni precedenti e resterà prevedibilmente in ascesa anche in futuro, quando i ventenni di oggi diventeranno i quarantenni di domani. Per questa ragione, numerose aziende ancora sprovviste di servizi in abbonamento digitali si stanno attrezzando per iniziare a fornirli anche ai propri clienti.

Alla ricerca di più flessibilità

Ma non finisce qui: un ulteriore elemento chiave che emerge dal nostro studio è il bisogno di flessibilità da parte dei consumatori. Le persone non vogliono sottoscrivere un abbonamento per poi essere costrette a pagarlo per 12 mesi senza possibilità di annullarlo. Quasi un terzo degli intervistati (il 32%) afferma di ritenere un vantaggio chiave la possibilità di recedere dal servizio in qualunque momento, senza essere costretti a pagare una penale. Quasi la stessa percentuale (il 29%) trova fondamentale avere la possibilità di accedere al proprio abbonamento in qualunque momento e da qualunque luogo.

Questi requisiti sono strettamente legati alla crescente digitalizzazione delle nostre vite: i consumatori si aspettano che avere la possibilità di chiamare un taxi nel centro di Roma o di ordinare una pizza a Bologna alle 8 di sera vada di pari passo con l’opportunità di attivare o disattivare un servizio con un semplice clic. 

L’importanza di offrire servizi aggiuntivi

La crescita dei servizi in abbonamento porta con sé aspettative elevate anche per quanto riguarda la qualità e le opzioni offerte. Anche a causa della nuova situazione globale post-pandemia, il 16% degli intervistati acquisterebbe una sottoscrizione a un’app di cibo a domicilio o a un fornitore di servizi sanitari e farmaci. 

La domanda è in crescita anche in altri settori, come quello bancario (circa il 10% degli intervistati): è un dato molto interessante, che dimostra come la necessità di abbattere le barriere ancora esistenti tra banca e clientela sia sempre più forte. 

Nell’ultimo decennio, il mondo del banking è stato scosso da nuovi protagonisti in grado di offrire un’alternativa alle banche tradizionali: noi di N26 cerchiamo da sempre di offrire ai nostri clienti un’esperienza bancaria diverso, 100% digitale e contemporaneamente più personale e incentrata sulle esigenze del cliente. 

Il nostro studio ha dimostrato che la nostra è un’idea vincente, in linea con le aspettative delle persone nei confronti della propria banca. Il 31% degli intervistati vorrebbe un cashback del 10% su tutti gli acquisti, mentre il 21% vorrebbe poter approfittare di un’assicurazione auto inclusa nel proprio conto. 

Insomma, il nostro studio non lascia dubbi: i consumatori sono sempre più alla ricerca di servizi pienamente digitali e semplici da usare, che possano venire incontro a ogni loro esigenza con il giusto grado di flessibilità. Rispondere a queste aspettative è la chiave per fare realmente la differenza in qualunque settore, non solo quello bancario.

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