Il tema della flat tax è tornato alla ribalta con la campagna elettorale 2022. Si tratta di un argomento che a scadenze più o meno regolari viene discusso dai media italiani, ma come sempre non mancano i dubbi collegati ad una sua potenziale esecuzione: quali sono i pro e i contro di una tassa unica?Funziona davvero nei paesi che la usano? Per rispondere a queste domande, abbiamo creato una guida alla flat tax in modo da scoprire tutto quello che c’è da sapere sulla tassa unica sui redditi. Cos’è la flat tax
Il sistema fiscale attualmente in vigore in Italia è progressivo e basato sugli scaglioni IRPEF. Ciò significa che un contribuente paga le tasse in base alla propria fascia di reddito. Le aliquote IRPEF sono:
- 23% per i redditi fino a 15.000 €
- 25% per i redditi fino a 28.000 €
- 35% per i redditi fino a 50.000 €
- 43% per i redditi superiori a 50.000 €
Ad esempio, un dipendente che guadagna annualmente 21.000 € ricadrà, con il suo reddito, nei primi due scaglioni: questo significa che su 15.000 € dei 21.000 € guadagnati pagherà il 23% di imposte, mentre sull’eccedenza (6.000 €) pagherà il 25%.Un imprenditore che ha effettuato vendite per un totale di 65.000 €, invece, appartenendo alla fascia più alta, quella dei redditi oltre i 50.000 €, a fine anno vedrà il suo reddito rientrare in tutti e quattro gli scaglioni e pagherà imposte in misura diversa per ciascuno scaglione: sui “primi” 15.000 € pagherà il 23%, sull’eccedenza fino a 28.000 € pagherà il 25%, sull’ulteriore eccedenza fino a 50.000 € pagherà il 35% e per tutta l’ulteriore eccedenza pagherà il 43%.In un regime di flat tax questi due contribuenti verrebbero tassati con la stessa aliquota ed esisterebbe un unico scaglione. Infatti, la flat tax consiste in una percentuale fissa e uguale di prelievo che non muta a seconda del guadagno annuale di un contribuente. La sua traduzione letterale è “tassa piatta”, perché “appiattisce” la progressività dell’imposta dovuta e la rende uguale per tutti. Questo vuol dire che, in un regime di flat tax, tutti pagano la stessa percentuale sul proprio reddito, indipendentemente da quanto guadagnano.In Italia, due esempi di flat tax sono l’IRES, l’Imposta sul Reddito delle Società, che attualmente è fissa al 24% indipendentemente dai ricavi ottenuti da una società, e il regime forfettario per le partite IVA (vedi più avanti). I paesi con la flat tax
La flat tax è stata testata e utilizzata in diversi Paesi. In alcuni è ancora in uso, tra i quali (fonte: World Population Review):
Paese | Aliquota |
---|
Groenlandia | Fino al 44% |
Lituania | 20% |
Georgia | 20% |
Romania | 16% |
Ungheria | 16% |
Russia | 13% |
Bolivia | 13% |
Mongolia | 10% |
Kazakhstan | 10% |
Una cosa da sottolineare è che molti dei paesi che adottano la flat tax offrono standard di vita più bassi rispetto alle nazioni che li circondano. Uno dei benefici più auspicati dall’utilizzo dell’aliquota unica, infatti, è la crescita del ceto medio e dello sviluppo imprenditoriale. La Russia, ad esempio, con l’introduzione della flat tax ha potuto registrare una crescita media del 6,6% e un aumento delle entrate di circa il 5% del PIL nel primo decennio di utilizzo 2001-2008 (fonte: Sole 24 Ore). La Slovacchia, invece (non presente nella tabella), ha introdotto e poi tolto un’aliquota al 19% in soli 9 anni in quanto l’incentivo dell’imposta unica non ha prodotto alcun cambiamento nel gettito fiscale del Paese. Il caso della Groenlandia, invece, è sui generis: possiede una flat tax tra le più alte al mondo che va a coprire una serie di benefit sociali all’avanguardia, pari a quelli dei paesi scandinavi.Flat tax: i pro
Chi propone la flat tax sostiene non solo che si tratta di un ottimo modo per ridurre la pressione fiscale su famiglie e imprese e per semplificare il sistema fiscale, ma che questo tipo di imposizione fiscale potrebbe anche aiutare il recupero del sommerso nella lotta all’evasione: perfino i grandi evasori sarebbero spinti a pagare le tasse se l’aliquota fosse per loro conveniente.
Inoltre, non esigere alte imposte dalle categorie più abbienti le incentiva a rimanere, a spendere soldi e investire nel Paese, nonché ad evitare di ricorrere a paradisi fiscali per mettere al sicuro i propri risparmi. Questo aumenterebbe il gettito fiscale, portando miglioramenti all’economia del Paese.Flat tax: i contro
La grande maggioranza dei paesi del primo mondo utilizza il sistema progressivo, nel quale chi guadagna di meno, paga di meno e chi guadagna di più, paga di più, secondo una progressione più che proporzionale. Questo perché viene dato per scontato che coloro che dispongono di uno stipendio ridotto sono costretti a spenderlo quasi tutto per i bisogni di base, come cibo e affitto. D’altra parte, chi gode di un reddito maggiore difficilmente non è in grado di mettere via qualcosa a fine mese, per questo motivo riesce a pagare più tasse. I detrattori della flat tax sostengono dunque che tassare tutti nello stesso modo, ricchi e poveri, non sia affatto equo, in quanto andrebbe a colpire soprattutto le fasce più povere della popolazione. Infatti, l’aliquota unica avvantaggerebbe soprattutto i contribuenti con un reddito più alto, rendendo il sistema di imposte non equo per chi ha invece entrate inferiori. La flat tax per le partite IVA
La flat tax non interessa le partite IVA in regime ordinario, che vengono tassate seguendo il principio dello scaglionamento IRPEF. Diverso il discorso per chi possiede o decide di aprire una partita IVA in regime forfettario. In questo caso, esistono due tipi di imposte uniche applicate al reddito:- 5% per le nuove attività (per i primi 5 anni)
- 15% per le attività già aperte (dopo i primi 5 anni)
Questi valori dipendono dalle condizioni necessarie per la sussistenza del regime forfettario, ovvero vengono applicati a tutti i redditi fino ad un tetto massimo di 65.000 €. Ciò significa che un libero professionista che guadagna 15.000 € al mese e un altro che ne guadagna 40.000 sono sottoposti alla stessa aliquota e vengono quindi tassati allo stesso modo.Conto corrente N26
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